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Tre sindaci della nuova (di allora) stagione
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Ho conosciuto Ignazio Marino molti anni fa, quando faceva il chirurgo e gli americani ce lo invidiavano. Un tipo elettrizzante, una carica di intelligenza messa al servizio della salute. Un genovese di cui andare fieri.

Ho avvicinato pochi anni fa in occasione della campagna elettorale l’avvocato Pisapia, diventato poi sindaco di Milano. Stirpe di grandi legali, uomo tenacemente di sinistra, abbastanza schivo e molto risoluto.

Pochi anni fa ho conosciuto anche Marco Doria che ho accompagnato per molti mesi, tutti i giovedì mattina alle 8.30 nel suo “debutto” televisivo a Primocanale in un dialogo sincero e all’apparenza ruvido con i ruvidissimi genovesi. Un Doria attento e giustamente preoccupato della situazione sociale di Genova. Pignolo e severo.

Sono tre sindaci della nuova (di allora) stagione. Forti convinzioni, specchiata onestà, poco legati ai partiti. Insomma, poco politici, molto onesti, veramente di sinistra, cioè umanamente di sinistra e non per comodi personali.

Pisapia ha avuto un buon successo coronato dagli esiti impensabili dell’Expo che ha portato a Milano milioni di euro e una mondiale attenzione. Come si dice: una gran botta di c…. Ma l’avvocato è stato aiutato anche da una giunta e una maggioranza solida e capacissima (penso soltanto al valore di Francesca Balzani che Genova e la sinistra ligure hanno snobbato) e da una città che è abituata a fare per davvero e non solo a lamentarsi. Pisapia ha avuto gli imprenditori, gli intellettuali, i professionisti, i media dalla sua parte. E non è poco.

Marino è una sorpresa. Il suo essere “un marziano a Roma” ne ha fatto un’ imprevedibile macchietta. Penso che oggi molti, tra i gestori dei potericchi romani che si annidano nei palazzi della politica brindino felici di avere cancellato un corpo estraneo. Poi la storia dei pranzi, degli scontrini (come quelli che in Liguria hanno travolto i consiglieri regionali sbafatori) delle presunte bugie. Non una gaffe, ma una grande delusione. Sempre se tutte le accuse che a cascata gli gettano addosso si riveleranno vere.

Infine Marco Doria, così per bene, così onesto, così francescano che, credo, non abbia nemmeno uno scontrino in tasca perché, secondo me, mangia pochissimo e non beve nemmeno il caffè. Un signore che, raccontano, avrebbe donato un’opera d’arte della sua storica famiglia a un museo cittadino senza far mettere nella targhetta di identificazione il suo nome, ma solo “dono di un genovese”. Pensate se la stessa azione generosa l’avesse fatta Marino! Ci avrebbe messo anche la sua foto in camice bianco.

Doria è l’antitesi del politico politicante e questa è la sua forza, ma è stato molto sfortunato perché si è scontrato con una città incattivita dalla assenza di speranza, prostrata da una tragica alluvione, annientata dalla crisi, sfiduciata da un regime politico-finanziario immobile, povera, ma soprattutto poco generosa e imprenditorialmente egoista. La Genova del “mi va bene perché è dei Nostri…” sublime sintesi della morale genovese.

Doria è stato lasciato solo da tutti, prima dai partiti a cui non è mai piaciuto, dalla sua stessa Lista politicamente inesistente, dal Pd che fa finta di “blindarlo” proclamando questo affetto nei suoi confronti in ogni occasione, solo perché nessuno ha il coraggio e la capacità di sfiduciarlo. E chi ci mettono al suo posto? E proprio ora, con un Pd nel caos? Così viene travolto da decisioni sbagliate (come quella del mercato abusivo) mentre avrebbero tutti dovuto collaborare con lui per dare una sveglia a Genova con fatti concreti, magari con un filo di spregiudicatezza dovendo muoversi in un ambiente che i soldi li tiene chiusi in banca e non rischia nulla se non ha veloci tornaconti.

Mi dispiace molto che Doria si trovi in questa situazione in cui lo hanno messo altri per poi abbandonarlo. Per questo mi auguro che lasci di sua volontà, che torni a fare lo studioso o a ricoprire un altro incarico più adatto alla sua caratura intellettuale. Che non gli passi per la testa di farsi una lista per le prossime comunali. Doria non è un marziano, ma un professore vero, di quelli che studiano e insegnano. Lavoro entusiasmante se fatto con passione. Meglio che fare il sindaco.