La recente chiamata a raccolta del centrosinistra lanciata dal sindaco di Genova Marco Doria ha certamente l'obiettivo di puntellare l'amministrazione comunale. Non è una furbata, perché tra i difetti del marchese di Palazzo Tursi non credo si possa contemplare questo tipo di comportamenti, ma la semplice constatazione che se la maggioranza, nell'anno e poco più che le resta a disposizione, non cambierà passo, avrà le sue brave difficoltà a presentarsi ai genovesi elettori chiedendo altri cinque anni di mandato. Perché nei tre e rotti appena trascorsi non è che abbia brillato per la quantità e la qualità delle scelte fatte.
Sebbene lui ripeta che una decisione non l'abbia ancora presa e che si pronuncerà a tempo debito, c'è anche chi legge nell'iniziativa di Doria una prima mossa proprio verso la ricandidatura. E qui sta il punto cruciale che riguarda il Pd. Dilaniato da guerre intestine che il commissario regionale David Ermini per ora non è riuscito a sedare, il partito ha nel sindaco del capoluogo un possibile talismano o la sua maledizione.
Se Doria si schierasse ai nastri di partenza, il Pd potrebbe evitare - a norma di Statuto - le primarie, un esercizio che finora gli ha detto male quasi sempre, scatenando scontri e lasciando le scorie di ferite non più suturate nei rapporti interpersonali. Lo dimostrano proprio le primarie che contro ogni previsione incoronarono Doria e, più recentemente, quelle che hanno portato al disastro nelle elezioni regionali.
Una prima voce in tal senso si è già levata ed è quella del capogruppo in Comune Simone Farello. Il quale, però, ha aggiunto che naturalmente le primarie si possono evitare a condizione che il Pd possa esprimere un giudizio positivo e quindi favorevole sull'operato del sindaco e della sua giunta. Nei fatti, tuttavia, si tratterebbe di una seduta di autoanalisi, perché i dem dovrebbero valutare prima di tutto se stessi, costituendo la forza principale della coalizione.
Siccome finora il voto non arriva alla sufficienza, ecco che il talismano Doria - grazie a lui niente primarie - potrebbe diventare la maledizione. Cioè spingere il partito ad assecondare una scelta, la ricandidatura del sindaco, che potrebbe poi essere fragorosamente bocciata dal corpo elettorale. A meno che, e qui il cerchio si chiude, il Pd non riesca, nel tempo che gli resta a disposizione, a spingere l'amministrazione genovese oltre l'ostacolo, realizzando nel prossimo anno e mezzo ciò che non ha fatto in precedenza e così presentarsi alle elezioni con un patrimonio spendibile di credibilità.
Quella che attende il segretario genovese Alessandro Terrile e tutto il Pd non è un'impresa facile - far funzionare i Comuni resta arduo al di là delle volontà delle amministrazioni - ma è la sola strada percorribile. Che il centrodestra proverà a sbarrargli, con le poche armi a sua disposizione.
Infatti, non è che su questo versante le cose vadano molto meglio. Al netto del successo nelle regionali, Forza Italia e Lega a Genova città stentano parecchio. Ha un bel dire il neo segretario del Carroccio Edoardo Rixi "e adesso a noi i sindaci". Con quale candidato, appunto sotto la Lanterna. Matteo Salvini, il leader nazionale leghista, ha già lanciato proprio lui, ma Rixi fa bene a tenere distante questa designazione: le volate prolungate, prolungatissime, sono esiziali. Chiedere alla "piddina" Paita per sapere.
Al di là della tattica, però, non è che si veda nel centrodestra un'alternativa vera all'opzione Rixi, mancando qualsiasi ipotesi di astro nascente o di personaggi affermati che abbiano voglia di metterci la faccia e il tempo per candidarsi. Il brutto della situazione genovese è una cristallizzazione che ingessa qualsiasi velleità di rinnovamento, a meno di guardare al Movimento 5 Stelle. Che al momento, però, sembra tenersi alla larga dalla questione Tursi, limitata alle prese di posizione contingenti.
Le amministrative della primavera prossima a Savona, compreso il modo in cui gli schieramenti ci arriveranno, e l'esito delle consultazioni a Milano, Napoli, Roma e Torino potranno certamente pesare, come alcune decisioni nel frattempo assunte dal governo a livello nazionale. Ma ad oggi lo scenario genovese è stracarico di incognite. E l'incertezza, come noto, aiuta poco o niente quando c'è da rimettere in linea di galleggiamento barche che fanno acqua da tutte le parti.
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Marco Doria, talismano o maledizione del Pd
A Genova il centrodestra non sta meglio: se non Rixi, chi?
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