economia

"Dovremo tornare in piazza per lottare"
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“Ho il timore che chi vuol prendere l'Ilva stia aspettando il collasso del gruppo. È mesi che si annuncia questa proposta ma non si concretizza mai. Nonostante i soldi ricevuti dalla banche, le voci di queste ore dicono che non sappiamo se arriveremo a fine anno”. A lanciare l’allarme è Vittorio Manganaro, segretario della Fiom di Genova, in un'intervista a Primocanale.

“La situazione è appesa a un filo, mi sembra che il governo la stia prendendo troppo sotto gamba: è una vicenda che rischia di esplodere con migliaia di dipendenti infuriati”, prosegue Manganaro. “Nessuno si fida più a comprare prodotti dall'Ilva. O il governo interviene nazionalizzando e mettendo in moto un'azienda praticamente morta, oppure si cerchino gli acquirenti. Così invece si sta aspettando che il cadavere dell'Ilva passi”.

Manganaro fa il punto sulla situazione legata ai posti di lavoro e delinea la criticità del momento. “I posti di lavoro a rischio sono più di 15.000 in Italia, ne abbiamo 1750 a Genova. Spero di arrivare all'inizio dell'anno perché le voci di queste ore dicono che addirittura non riusciremo a passare Natale: non ho idea di cosa s'inventeranno, spero di poterne discutere a gennaio ma a questo punto mi sa che dovremo parlarne prima. Il 10 di dicembre devono essere pagate le tredicesime e gli stipendi, sarà una cartina tornasole: se tutto avverrà normalmente ne parleremo a gennaio, se i lavoratori non vedranno un soldo si aprirà un bel problema”.

Il segretario della Fiom promette una dura battaglia sindacale. “Ci saranno altre iniziative di lotta: l'azienda è commissariata da due anni e rischiamo di stare peggio rispetto a quando è iniziata questa brutta storia. Probabilmente dovremo tornare in piazza per lottare, c'è il rischio di perdere moltissimi posti di lavoro”.

“E' giusto cercare di creare nuovi posti di lavoro, ma credo sia altrettanto importante mantenere quelli attuali, anche per dare un segnale di fiducia ai giovani”, conclude Manganaro.