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Tanta umilta’ e in testa per il tecnico solo il match col Bologna domenica al Ferraris per farsi apprezzare
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In punta di piedi, un pochino addirittura in soggezione, persino quando gli viene chiesto se si sente un sergente di ferro: “Ma no, non è così, non è che poi ieri ho urlato tanto in campo”.

Andrea Mandorlini comincia  la sua avventura al Genoa senza personalismi,
ma dopo mezz’ora di conferenza all’ultima domanda sul suo eventuale rapporto con la città si lascia andare per ribadire un concetto chiaro, alzando pure la voce fin lì bassa: “Mi piace conoscere la città e Nicolini me ne ha parlato tanto di Genova. Ora non lo sentiro’ piu’ ma io voglio entrare in sintonia con tutti. Sì’ abbiamo tempo per innamorarci, torno a ripetere, ai tifosi dico questo. E poi dopo un anno e mezzo che sono fermo avevo la voglia matta di rimettermi in gioco e venire al Genoa in un club così importante, il piu’ antico d’Italia è un onore”. Da Verona arrivò anni fa un altro allenatore inizialmente non amato perché disse di avere il colore gialloblu’ sulla pelle e pure alla fine se ne andò tra le contestazioni. Ma in mezzo il signor Osvaldo Bagnoli ottenne il massimo dal dopoguerra, un quarto posto che valse l’Uefa al Grifone. Mandorlini capisce l’assist. Gia’ Bagnoli per evitare giri di parole complessi visti i suoi rapporti con la Nord per il passato a Ravenna e per altro ancora.

Ecco, Mandorlini vuole essere giudicato per il professionista “che darà tutto per questi colori”. Lo aspetta forse non un’ impresa, ma una missione difficile dopo i due punti in otto partite ereditati, questo sì. Ha le idee chiare su quello che sta succedendo al Genoa, nega comunque che ci siano problemi fisici, ma per ora se le tiene per se. Non si abbarbica su moduli e su tattiche che oggi lasciano il tempo che trovano. Parla di altro.

Di confronto continuo con i giocatori, di impegno e sacrificio per togliersi dai guai.

Non  fa tabelle e tantomeno non indica la quota salvezza ma pensa al Bologna, in testa ha quella partita che arriva domenica e proprio al Ferraris, sotto la Nord. Alza le sopracciglia e fa un  mezzo sorriso, come dire “so da avversario cosa è quel tifo lì” e ci fa conto, magari non ancora per se stesso ma per il Genoa. Sì ci sarà tempo per l’amore, Mandorlini ha cominciato con intelligenza, cioè senza facile retorica ma con pensieri che paiono sinceri.