cultura

Grande successo per l'evento di Univercity
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 Una fila lunghissima davanti alla biglietteria del Teatro Carlo Felice. Quasi tutti ragazzi. Ed è un venerdì sera. Una scena singolare quella che si è verificata per vedere “Otherworlds”, il concerto delle colonne sonore dei videogame. L’evento che rientrava nel fitto calendario di Univercity, la rassegna dedicata agli anni 90, aveva catturato l’attenzione sui social da qualche settimana. E poi la platea si è riempita di giovani appassionati o semplicemente curiosi.
“Ho deciso di venire questa sera perché ci saranno le colonne sonore della mia infanzia, a cui sono legato, ma che ascolto tutt’ora quando gioco con gli amici”, spiega un giovane universitario. “Questa iniziativa rientra nel progetto di portare eventi e appuntamenti per i più giovani al Carlo Felice e creare situazioni come questa coda”.

Mentre chi è un abituée del teatro prenota prima il biglietto, i ragazzi spesso decidono cosa fare il giorno stesso ed è bello vedere anche queste differenze.
Intanto si scambiano due chiacchiere: la passione in comune è la stessa anche se i gusti sono diversi. Si va da Final Fantasy a Warcraf, passando per Super Mario e Skyrim. E anche se si è cresciuti, quasi tutti trovano il tempo di giocare. “Sono più le ore di gioco che di sonno”, scherza un addicted. E l’amico ribatte: “Non così tanto, ma appena si ha un po’ di tempo tra università e impegni! Alla sera un’oretta e mezza si trova per giocare”.

A comprare il biglietto sono state anche molte ragazze al contrario di quello che si possa pensare. "Io credo che le ragazze che giocano ai videogiochi ci siano ma che non siano in tante ad ammetterlo perché un po’ si vergognano”, svela una fan ricordando la sua infanzia. “Non ci vedo niente di male, in realtà, dato che è molto divertente. Io ho rubato la play station al mio ragazzo”, aggiunge ridendo.
C’è chi poi ripensa nostalgico a quello che più gli manca degli anni 90, quando sicuramente c’era più tempo per giocare. “L’incoscienza di non sapere niente quando compravi un videogioco”, sorride un giovane. E comparando oggi con allora: “Il game era più vario, c’era più cura dei dettagli e molta meno grafica”.