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I timori dei residenti vanno oltre il mercatino
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È un parallelo che evoca molte riflessioni. Da una parte l’ex mercato civico al coperto di piazza Arimondi che, dopo l’affondamento economico, rischia pure quello strutturale nel torrente Polcevera.

Dall’altra, il nuovo Sbarazzo che approda in un sofferente Mercato dei Fiori di San Quirico.

Ideato a tempo record dalla giunta comunale, guidata dal sindaco Marco Bucci, quest’ultimo è il nome infiocchettato alla genovese per risolvere un problema del centro città: la presenza di un emporio irregolare convogliato dall’ex amministrazione civica di Marco Doria in via Turati tra infinite polemiche, utili anche alla sconfitta elettorale del centro sinistra.

Dopo il provvisorio spostamento presso i Giardini Luzzati, il vecchio suq, quasi privo di ogni regola, ha lasciato posto a un mercato delle pulci più ordinato proprio nell’area comunque sita in centro.

Secondo palazzo Tursi, però, la collocazione definitiva dei piccoli commerci, prevalentemente praticati da giovani africani sull’orlo della disperazione, resta la Valpolcevera: area interna al Mercato dei Fiori.

Nonostante il garbo usato per raccontare la scelta – o vision, detta alla Bucci - non certo il miglior omaggio a una valle decisiva nella vittoria del centro destra. Il razzismo non è argomento sul tavolo. Invece, pare solo cronaca di qualche decennio fa quando qualsiasi criticità cittadina veniva scaricata in Valpolcevera. E seppur questa sia questione di disperazione, resta un ulteriore problema regalato all’entroterra.

Unica spiegazione: la strategia dell’amministrazione, priva di valligiani, guarda a San Quirico confidando che i venditori ambulanti, residenti nei vicoli, in poche settimane, rinuncino a raggiungere il lungo Polcevera con le loro mercanzie potendo così sbandierare l’apparente risoluzione del caso destinato a nuovi quartieri.

Tutto, mentre il mercato civico dal glorioso passato, sito in piazza Arimondi, oggi sprofonda in acqua.