politica

Spicchi d'aglio
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Mentre sotto il sole dell’anticiclone delle Azzorre che frigge Genova si consuma la drammatica crisi del renzismo locale, rinviata oltre un anno fa a data da destinarsi e ora riesplosa in un momento  non felice per il leader nazionale, nel centrodestra miracolato dagli strafalcioni del Pd e dal perenne tafazzismo della sinistra, cresce un singolare fenomeno che sta tra il sociologico e il patologico: la spasmodica caccia a una candidata con le sembianze di Virginia Raggi, la sindaca grillina di Roma.


Da questa operazione nella quale sono state sguinzagliate le Volpi di Toti
(quelle che hanno trovato abilmente la signora Caprioglio a Savona) sono esclusi perentoriamente i maschi e tutti coloro (ladies & gentlemen) che abbiano superato i 40 anni. Cerchio che, nel Genovesato tende a restringersi esageratamente.

In poche parole il centrodestra che sente odore di ballottaggio con  i Cinquestelle alle prossime comunali genovesi sembra finalmente intenzionato a scartare le mummie della ex Dc o ex Psi o ex pentapartiti, ma anche quelle espresse da categorie professionali-industrial-commerciali che vivono di ricordi e nostalgie (“Ah come si stava bene con Pertusio…” “Ti ricordi che splendori con Angelo Costa…” “Certo che quando c’era Siri la Chiesa era un’altra cosa…”) per identificare la  Raggi destrorsa della Superba, colei che, dotata di precisi requisiti moderati e priva di alcuni elementi ritenuti dai conservatori nostrani, negativi, possa sfidare la probabile sorpresa dei Cinquestelle, che agiscono nel più assoluto riserbo. Forse perché, sbigottiti dal successo, non stanno ancora cercando qualcuno da candidare.

La Raggi totiana modello Rollidays deve possedere queste caratteristiche: età possibilmente entro i 40 o poco di più. Quindi che non abbia mai sentito parlare né di  Giamba Parodi, né di camalli, né di città dell’acciaio, né di ah-quando-Genova-era-la-capitale-della-Esso-e-della-Shell.

Deve appartenere a una categoria individuabile con precisione: bene se professionista (meglio nel legale come Hillary Clinton e lady Blair). Oppure professioni fashion, dalla moda all’arredamento. No street art, no street food, no professioni intellettuali o didattiche di modesta resa economica.


Localizzazione abitativa: si preferisce il medio-levante, molto bene Albaro e dintorni fino al termine di corso Italia. Si Carignano. No Castelletto, covo di sinistri di radici cattoliche. Con rischi di antiche contaminazioni con gesuiti dell’Arecco, rivoluzionari del Carmine, studenti del Colombo di quelli con i calzoni di Isolabella ereditati dai fratelli maggiori, che dicono berettin invece di belin!

Deve essere in  grado di gestire le immagini su giornali, tv, blog, social vari. Bene se frequenta eventi (matrimoni alla villa dello Zerbino), mostre preferibilmente di arte contemporanea al museo di Villa Croce, solidarietà ma un filo chic: vendita di pizzi e merletti di maman, servizio da ostriche di Broggi, fotografie in biancoenero di genovesi d’antan che escono o entrano dall’hotel Colombia dopo un varo, prime comunioni all’Assumption e/o Marcelline. Decisamente apprezzata la partecipazione a un crowdfunding per micro finanziare la start-up di una sorella minore o a uno swap-party di braccialettini di corallo.

Molti punti a favore se fa parte di movimenti di quartiere-folk solo se contro qualche iniziativa del sindaco Doria: no Galliera, no mercatino Saffi, no blocco delle vespe, no pista ciclabile in via Venti, no kebab si cappon magro.

Abbigliamento sobrissimo, ma carissimo, non acquistato a Genova per evitare rischiosi confronti.

Può essere moderatamente vegana non crudista. Sennò la raclette a Chamonix che fine farà?

No barche o altri natanti da “occhio, il fisco ci guarda”, meglio drive, put e approcci tra le colline del Gavi, Serravalle financo nel piacentino (“caldo sì, ma che privacy…”).

Infine la Raggi del centrodestra deve dare del tu a Luca Borzani per siglare una vibrante contaminazione con la cultura di sinistra.

Le Volpi di Toti stanno raccogliendo le prime disponibilità, le loro agende si stanno riempiendo di nomi e cognomi  da sussurrare agli avidi operatori dell’informazione, ma altri/e stendono sui loro percorsi piccole bucce di banane. Micidiali.

Toti di questo, logicamente, non sa nulla.

E mentre le Volpi annusano sui green (col rischio di scontrarsi con qualche funzionario del Pd intento alla stessa ricerca, ma convinto di essere su un prato di periferia e non in un circolo del golf)  quelli del movimento Cinquestelle razzolano a Certosa tra chi respira parfum de nafta, in via Borzoli tra chi vede i Tir ad altezza finestra della camera da letto, in salita degli Angeli dove esplodono i tombini di Iren per far fare la doccia agli abitanti coperti di polvere sollevata dai Tir, in val Bisagno dove hanno promesso anche viaggi in deltaplano per raggiungere De Ferrari, sulla tradotta Brignole-Milano Centrale con cessi chiusi e rutti liberi, a San Martino dove c’è un buco da dieci anni ma non è della metropolitana.

E non è pieno di volpi, ma di topi e ratti penughi*.
*Mammifero volatile della famiglia dei chirotteri.