politica

Il nuovo "Magnifico" Comanducci a Primocanale
2 minuti e 56 secondi di lettura
Continua il tira e molla tra Università e Regione per l’operazione Erzelli. Da un lato, l’Ateneo che rifiuta l’ultimatum. Dall’altro, la Regione che entro il 31 dicembre deve dare una risposta definitiva a Roma. Per l’assessore all’Istruzione Pippo Rossetti, “la storia non si fa con i se e con i ma, la necessità oggi è di capire se l’Università è in grado di prendere questi soldi e fare le sue operazioni oppure no. Ce lo deve dire in modo da liberare risorse eventualmente per Piani B”. Una prima risposta per un’operazione analoga c’era già stata a Genova. Ed era stata negativa. “Ero in giunta Sansa quando chiedemmo all’Università di spostarsi nell’area della Darsena e ci fu detto di no”, conferma Rossetti.

La voce dell’Università è chiara. Il neo rettore Paolo Comanducci mette subito in chiaro la questione relativa ai tempi. “Bisogna verificare se questa scadenza è senza possibilità di proroghe. Non sono ancora ufficialmente rettore e sarebbe incosciente parlare senza conoscere le carte”. Sulla risposta da dare in base alla scadenza del 31 dicembre, Comanducci va dritto al punto. “Certamente, se l’alternativa fosse che entro il 31 dicembre noi dobbiamo aver già cambiato l’accordo di programma, aver già acquistato il terreno e bandito la gara d’appalto, allora la risposta è ovviamente no. Nel giro di due mesi quello che possiamo fare non è tutto ciò”.

C’è già la convocazione per un summit con Regione Liguria e Comune di Genova. “Credo che la prima cosa da fare sia discutere della modifica dell’accordo di programma e da lì far partire le trattative con Ght per l’acquisto del terreno. Il problema dei 20 milioni è un problema che, secondo me, va scorporato da questa procedura”.

Durante il suo intervento a Primocanale, il nuovo Rettore si è soffermato inoltre sull’organizzazione interna che intende dare all’Università. “Lo schema di gestione interna in parte è determinato da norme superiori. Abbiamo una legge di riforma Gelmini, abbiamo uno statuto che finché non si cambia è la nostra guida. Abbiamo anche delle leggi relative al riparto di competenze tra la parte amministrativa-gestionale e la parte di ‘governo’, che è prevalentemente nelle mani dei docenti. Dei binari ci sono, non si tratta di inventarsi molto. Certo, sono binari che possono essere ritoccati. Se non altro perché sullo statuto abbiamo delle idee leggermente diverse rispetto al precedente rettore”.

C’è anche il tempo di soffermarsi sulle riforme che in questi anni hanno stravolto l’università in Italia e sulle quali Comanducci manifesta tutte le proprie perplessità. “La riforma Gelmini non mi è mai piaciuta, né nella filosofia che la ispirava, né nelle sue modalità attuative. Il che non vuol dire che non ci siano anche degli elementi positivi nella riforma e che qualcosa non si possa fare di positivo. Dico ‘anche’ perché sicuramente ha avuto degli elementi negativi”. Comanducci sottolinea tutto il tempo impiegato da docenti e amministrativi nel discutere della riforma, emanarla e applicarla. “Onestamente – conclude Comanducci - devo ancora vedere dei risultati così positivi, così migliori rispetto al passato da giustificare la perdita di tempo”.