Politica

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Quando due settimane fa Panorama pubblicò un lungo servizio dedicato a Genova, dove preannunciava una clamorosa e vasta iniziativa giudiziaria, in molti apparivano scettici. Invece il magazine diretto da Maurizio Belpietro ex direttore del Giornale, evidentemente era molto ben informato. Puntualmente il bubbone è scoppiato, prima tra le putride acque del porto, tra moli, banchine e uffici. Poi si è esteso agli appalti, alle grandi operazioni urbanistiche della città: da Ponte Parodi al nuovo padiglione della Fiera del mare, dalla Darsena alle società figliate dal Comune. Ciclicamente (e non è un evento solo genovese) la ingessata vita cittadina viene scossa dalla magistratura. Quando ci sono le grandi trasformazioni urbanistiche, che vuol dire appalti e denari a fiumi in circolazione, i rischi sono tanti, tanti quanto gli appetiti di chi vuole infilarsi in queste maxi-operazioni. e’ nel Dna della città, dalle operazioni di via Madre di Dio in avanti, passando per le Colombiane. In una città senza grandi industriali, tutto gira intorno al mattone. E ora abbiamo capito che oltre al mattone c’è anche il porto. I clan delle potenti famiglie fanno quadrato contro chi, da fuori, tenta di entrare. Le “invasioni barbariche”, secondo questi potentati conservatori, devono essere stroncate sul nascere, fermate ai Giovi o alla Bocchetta, a tutti i costi. Il nuovo è sempre un’incognita, può “creare problemi”, minare costruzioni consolidate, cancellare certezze, scalfire comode incrostazioni. E la politica non sta alla finestra: sempre ha parteggiato per l’uno o per l’altro, cercando di ritagliarsi un ruolo da comprimaria e quindi qualche vantaggio. Se sono conservatrici le famiglie, e può essere economicamente giustificabile, lo sono ancora di più i politici, gli stessi da vent’anni. Non è colpa loro se nessuno è riuscito a sostituirli. Ma in vista delle elezioni, è un male da non sottovalutare.