A Roma, Pietro e Paolo sono venerati, insieme, come colonne fondanti della Chiesa. A Genova, chi frequenta i palazzi della politica sa che, in modo più laico, i due nomi sono impersonati da un’unica figura: Pietro Paolo Giampellegrini. Nessuna adorazione specifica, ma gli operatori del marketing territoriale sono consapevoli che, oltre all’assessore Gianni Berrino, le fiches del turismo stanno tutte o quasi nelle mani di quell’uomo venuto non dal Vaticano bensì dall’alta Toscana.
Modi garbati, risposta social immediata e rapidità d’esecuzione spiccano tra le qualità dell’uomo con la valigia in mano. Grande capacità d’ascolto e sensazione – apparente - di elevare a Patrimonio dell’Unesco qualsiasi sagra campestre lo rendono gradito in maniera trasversale.
È il plenipotenziario della promozione turistica ligure, fin da inizio mandato, l’uomo di totale fiducia del presidente Giovanni Toti. Giunto in piazza De Ferrari come segretario generale, in tempi più recenti è stato chiamato a catturare presenze in giro per il mondo. Possibilmente, dai portafogli importanti. Sua l'idea del gemellaggio tra Portofino e Courmayeur, sue altrettante strategie sulla scia dello slogan: "La Liguria è un'altra cosa".
Formazione da avvocato, presente da globetrotter affinché il nome dei genovesi, nonché quello degli immediati cugini, possa andare oltre la torta di riso e qualche chilometro più in là del mugugno utile soltanto al folklore. Ecco, appunto.
La dimostrazione della nuova mentalità dell’imprenditore turistico di noialtri, Pietro + Paolo Giampellegrini, l’ha data nell’ultima puntata di Viaggio in Liguria. Davanti alle osservazioni del cucinosofo Sergio Rossi e del direttore Andrea Scuderi riguardo a un destino segnato per chi fa il suo mestiere senza infrastrutture trasportistiche, con frequentatori delle riviere che prima o poi tradiranno la Liguria per code non più sopportabili, frutto di collegamenti vecchi e mal gestiti, terribilmente moderna è risultata la rappresentazione convinta e per nulla genuense: “Non si stancheranno mai. Intanto, in Liguria è un’altra storia. E poi, andiamo verso l’anno del turismo slow. Ritmi lenti, osservazione dei panorami e stop alla frenesia”.
“Che faccia Gigia” diceva, invece, un genovese doc come Gilberto Govi. Ma senza coraggio non fai nulla. Anche nel vendere turismo. E, a quanto pare, ora, in Liguria è proprio un’altra storia.
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Le code sulle autostrade liguri e il turismo slow di Giampellegrini
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