cronaca

Operazione Gdf: accusati di corruzione, turbativa d'asta e falso
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Guasti alle fognature, perdite d'acqua, piccoli interventi di manutenzione nei locali dell'Università di Genova. Peccato che di vero non ci fosse nulla: a inventarsi tutto sarebbero stati due dipendenti dell'ateneo per far eseguire lavori ai loro amici imprenditori e spartirsi gli incassi così ottenuti. Nei guai cinque persone finite agli arresti domiciliari tra pubblici ufficiali e imprenditori.

È il risultato di un'inchiesta della Procura di Genova sfociata nelle ordinanze di misure cautelari emesse dal Tribunale ed esseguite dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione denominata 'Macchia nera'I reati ipotizzati vanno dalla truffa aggravata alla corruzione passando per la turbativa d'asta e il falso in atto pubblico.

A scoprire il meccanismo è stata la stessa Università
dopo verifiche interne e denunce. I due dipendenti pubblici coinvolti sono il capo del settore interventi ordinari opere edili e un impiegato dell'area conservazione edilizia. Come prima cosa venivano prodotti documenti falsi: in questo modo la coppia riusciva a raggirare gli uffici amministrativi per far assegnare i lavori fantasma. Poi le ditte fornivano preventivi al ribasso, concordati coi funzionari, in modo da assicurarsi l'appalto. Infine l'Università pagava lavori mai avvenuti, e una parte dei soldi finiva nelle mani dei dipendenti corrotti

"L'università è parte lesa - ha detto il rettore dell'ateneo genovese Paolo Comanducci - Oggi è un giorno triste perché se delle persone finiscono in galera significa che non siamo stati in grado di prevenire il malaffare. Noi avevamo solo dei sospetti. La guardia di finanza ha trovato le prove. Adesso chiedo la massima attenzione in vista dei lavori edili dei grandi appalti che ci saranno in occasione del trasferimento dell'università agli Erzelli".

Sono tuttora in corso perquisizioni, accertamenti e sequestri anche negli uffici dell'Università di Genova che, come precisano le stesse Fiamme Gialle, "ha fornito un fattivo contributo" alle indagini. 



I cinque arrestati dalla guardia di finanza per le mazzette dei lavori all'Università di Genova sono stati incastrati da intercettazioni telefoniche e ambientali. Determinanti le immagini riprese con telecamere installate nei due posti in cui dipendenti dell'Università e impresari s'incontravano per il passaggio delle mazzette, di solito cifre fra 500 e 800 euro: piazza Bandiera, caotico slargo che unisce centro storico e zona bene di Castelletto, e un ristorante di via Pisacane, in zona Foce. Gli indagati sono agli arresti domiciliari: sono accusati di reati contro la pubblica amministrazione e di falso in atti pubblici. I due dipendenti dell'Università infedeli sono il "capo del Settore interventi ordinari opere edili conservazione edilizia dell'Università" e un impiegato presso il "Settore spese in economia dell'Area conservazione edilizia".


I due realizzando atti falsi riuscivano a fare pagare all'Ente lavori di guasti alle fogne e riparazioni idrauliche in realtà mai avvenuti. Devono rispondere di truffa aggravata in danno dell'Università. A fare scattare l'indagine coordinata dal sostituto procuratore Massimo Terrile è stato un foglio rinvenuto nell'ufficio di uno dei due in cui c'era la firma contraffatta del dirigente utilizzata per falsificare i documenti in favore dei tre imprenditori arrestati.

Lavori appaltati all'imprenditore "amico" e poi regolarmente pagati: l'ingiusto profitto veniva spartito con l'impiegato pubblico corrotto. Uno dei due arrestati è un geometra da anni nell'amministrazione con incarichi di responsabilità e fiducia e spesso responsabile unico del procedimento amministrativo e direttore dei lavori e così in grado di "turbare" il procedimento di affidamento diretto dei lavori mediante l'utilizzo di preventivi concordati per agevolare l'imprenditore "amico". L'indagine della finanza è ancora in corso: perquisizioni sono state avviate nelle case e negli uffici degli indagati. I finanzieri hanno anche perquisito due uffici dell'Università nella sede di via Balbi e in via Alberti, nella zona di San Martino.