porti e logistica

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“Lavoriamo per essere la capitale mondiale della Nautica”: se l’obiettivo di Pierluigi Peracchini, sindaco della Spezia, vi sembra troppo alto, continuate a leggere. O andate a rivedere (QUI), se preferite, il convegno ospitato ieri da Terrazza Colombo e trasmesso in diretta da Primocanale, dedicato alla cantieristica da diporto nel golfo spezzino.

Da SanLorenzo a Perini Navi, da Baglietto a Ferretti a Valdettaro fino a Fincantieri, i colossi delle costruzioni e delle riparazioni navali viaggiano spalla a spalla: dialogano, discutono, si lasciano coordinare dall’Autorità di Sistema Portuale, utilizzano virtuosamente i finanziamenti pubblici e vincono. Vincono forte.

Al punto che oggi se lord Byron si cimentasse ancora nella celeberrima nuotata da Lerici a Portovenere, scorgerebbe tra una bracciata e l’altra il profilo di moltissimi cantieri, allineati e affacciati sul golfo che gli fu tanto caro.

E così, mentre Genova la Superba si cimenta nel suo sport preferito, cioè la zuffa, alla Spezia strappano quote di mercato e marchi prestigiosi alla vicina Viareggio e si sono messi addirittura in testa, riuscendovi, di fare concorrenza a Palma di Maiorca, leader incontrastata nel refitting dei super yacht.

Perché a distanza di pochi chilometri la stessa partita si gioca con un fair play così diverso? E’ una domanda che Primocanale, la televisione di tutti i liguri, non può fare a meno di porsi. Perché i migliori cantieri del mondo, quelli che definiscono nero su bianco contratti milionari con magnati del petrolio e capitani d’industria, riescono a fare alla Spezia quello che a Genova nessuno riesce a fare?

Eppure non sarebbe difficile, per la città del Salone Nautico, primeggiare nel diporto di lusso e nella sua manutenzione e riparazione: la Palmaria e il Ferale, il Tino e le “Nere” costituiscono certo un panorama mozzafiato per i facoltosi amanti del mare, ma Portofino e San Fruttuoso di Camogli sono forse da meno? Non dovrebbe essere Genova, con la sua storia e il suo ampio fronte mare a giocare il superbo ruolo di leader in questo settore?

Dovrebbe, certo, e forse potrebbe. Ma non lo fa, perché il tasso locale di litigiosità supera di gran lunga la quota tollerabile.

Prendete ad esempio la partita delle riparazioni navali: invece di trovare una soluzione amichevole e positiva per tutti ci si incaponisce in un’infinita teoria di polemiche, ricorsi al TAR e liti. Invece di sedersi a un tavolo per coordinare un intervento complessivo ed efficace, ognuno sembra pensare per sé: e così potremmo presto addirittura ritrovare le prestigiose residenze che, nel progetto del nuovo waterfront, sorgeranno sulle ceneri del Nira, con un gigantesco cantiere di refitting sotto il naso. Chi comprerà mai un appartamento di lusso in un posto così? Gli facciamo fare la fine delle Torri Faro? Che ne è del sacrosanto diritto alla salute di chi è costretto a vivere a pochi passi dai bacini? E’ così difficile trovare, o almeno cercare, una risposta condivisa?

E il Salone Nautico, poi? Siamo certi che gli spazi che verranno concessi alle riparazioni navali verranno liberati durante la manifestazione? Oppure qualcuno sta immaginando di retrocedere rispetto a quello che resta l’ultimo grande asso internazionale che Genova può ancora permettersi di calare?

Forse alla Spezia hanno imparato a dialogare perché provati dalla lunga e sfiancante sfida con il mulino a vento più grande di tutti, la marina militare: per farsi largo tra ministri e ammiragli e strappare qualche centimetro quadrato alle banchine di cacciatorpedinieri e dragamine hanno dovuto sviluppare in sommo grado la nobile arte della diplomazia.

Quella stessa diplomazia che servirebbe a Genova, oggi più che mai. Perché è facile mettere un cuore in mezzo al ponte crollato per dirsi tutti genovesi. La città dimostri, con i fatti, d’essere unita. Remi tutta dalla stessa parte, come facevano quegli antenati che, loro si, diplomatici e avventurieri, oculati e spregiudicati, resero Genova Superba per davvero.