cronaca

10 minuti e 47 secondi di lettura
 Dopo un dibattito interno all’azienda, abbiamo deciso di proporre un documento della redazione, del direttore e dell’editore, per fare chiarezza sulla linea di Primocanale, ma soprattutto per fornire proposte alla città e metterci a disposizione per dare voce ai tanti problemi che Genova deve sopportare e vuole risolvere dopo il crollo di Ponte Morandi. Dopo l’emanazione del cosiddetto Decreto Genova ci sembra doveroso fare il punto della situazione.



Intanto siamo preoccupati per la metodologia di quantificazione di tutte le tipologie dei danni provocati dal crollo. E per come si potranno richiedere i relativi risarcimenti. Parliamo sia di danni evidenti già oggi, sia dei danni che si comprenderanno in un arco temporale molto più ampio, anche di anni. Si deve comprendere come ci si deve comportare per non perdere tempi e scadenze che potrebbero essere stabiliti in queste ore. Ad esempio non ha senso che sia stato stabilito che ad oggi potranno accedere ai rimborsi le aziende che hanno avuto cali di fatturato dal 14 agosto al 30 settembre rispetto ad analogo periodo dello scorso anno: è evidente che Il calo del fatturato si comprenderà in un periodo di tempo molto più lungo, anche di uno, due o tre anni. Riguarderà aziende piccole, medie e grandi, nella zona rossa, in quella arancione, ma anche in tutto il territorio genovese e pure nel savonese, considerati gli spostamenti che sono diminuiti e diminuiranno tra ponente e levante.



Le conseguenze interesseranno aziende che rischiano di chiudere, dipendenti che perderanno il posto di lavoro, quelli che comunque impiegano molto più tempo per arrivare sul luogo di lavoro, ore di spostamento che comportano gravissimi disagi, riducono il tempo che i lavoratori possono trascorrere con la famiglia, fanno lievitare i costi per i consumi dei mezzi di trasporto.



Chi pagherà tutte le ore di disagio e di stress? Chi per esempio ogni giorno impiega due ore in più per i suoi spostamenti verso il luogo di lavoro, nel giro di due anni avrà sacrificato mille ore della propria vita a causa del crollo del ponte. Quanto e come verrà quantificato tutto questo?



Pensiamo ai fornitori locali o quelli che arrivano da fuori Liguria. Impiegano ore in più, arrivano a superare la soglia delle ore di guida consecutive autorizzate, dovranno fermarsi a Genova prima di poter ripartire, o magari fermi in un’area di servizio, rinunciando a trascorrere del tempo con la propria famiglia.



Sono solo alcuni esempi. Di certo parliamo di danni a imprenditori piccoli medi e grandi, di un vero stravolgimento della vita di centinaia di migliaia di persone. Per tanti lavoratori dipendenti il rischio di perdere il posto. E di un sistema dei trasporti radicalmente cambiato che coinvolge il porto, ma anche il commercio, piccola e grande distribuzione, l’artigianato, le aziende di ogni genere che devono essere rifornite, in gran parte della città. Come quantificare in ogni zona del ponente le perdite di fatturato provocate dalle modifiche alla viabilità, per la chiusura delle strade, per divieti di fermate, perché probabilmente sarà necessario aumentare le corsie preferenziali per autobus e taxi?



Ma il tema è anche quello di definire i danni a tutti i cittadini costretti a cambiare lo stile di vita. Facciamo l’esempio del mondo della scuola: c’è chi è costretto ad alzarsi alle 5 del mattino per portare i figli negli istituti che prima raggiungevano in pochi minuti, e oggi rinunciano ad un’ora di sonno, così come ci sono professori che subiscono gravi disagi per poter raggiungere la scuola. Come si possono quantificare i danni a tutti i cittadini considerato che lo stile di vita è cambiato, peggiorato? Come quantificare i danni per le persone che per troppo affollamento non riescono ad entrare nella metro e quando ci riescono sono ammassati come sardine?



Come quantificare i gravi rischi per le emergenze, per chi potrebbe stare male e aver bisogno di un’ambulanza che magari non arriva in tempo o resta bloccata nel traffico? Come quantificare i danni da smog? Chi sta monitorando la qualità dell’aria in considerazione delle code interminabili in via Borzoli, al casello di Bolzaneto, in Lungomare Canepa, ma ormai anche a Pegli dove i mezzi pesanti cominciano a transitare per evitare l’uscita di Sampierdarena?



E ancora. Come quantificare i danni all’Aeroporto di Genova, se mai verranno quantificati e richiesti visto che la proprietà è sempre dello stesso gruppo che aveva in concessione il tratto autostradale di Ponte Morandi (gruppo Atlantia – famiglia Benetton)? Come quantificare da parte di Comune, Amt, Amiu, Aster, tutti i danni alle aziende partecipate del Comune, che dunque utilizzano soldi pubblici, dei cittadini genovesi? Per esempio è possibile quantificare i costi degli autobus fermi in coda con linee come l’1 che in un’ora completava il suo tragitto e adesso impiega due ore e mezza per fare lo stesso percorso, fra i mezzi privati in coda? Come quantificare i danni per gli autisti Amt che subiscono un pesantissimo stress con la situazione attuale? Altre domande: cosa accadrà sulla collina degli Erzelli? Le aziende come Siemens o Ericsson resteranno o se ne andranno? I piani di sviluppo previsti resteranno invariati?



E cosa accadrà a realtà come il Porto Antico per la diminuzione di afflussi e affittuari come l’acquario che ha già denunciato una forte flessione di visitatori? Pensiamo che le navi di Costa Crociere che attraccano a Savona già rinunciano a portare i clienti a fare escursioni a Genova. Come quantificheranno i danni la Porto Antico e tutti i soggetti che gravitano su quell’area?



Come inciderà e come sarà quantificata la perdita di valore degli immobili in moltissime aree di Genova che subiscono le conseguenze di quanto accaduto, come si possono calcolare le perdite per ogni singolo proprietario di immobili?



Ma torniamo al tema viabilità. Si parla di una situazione che potrebbe migliorare con l’allungamento di lungomare Canepa, l’apertura di via della Superba a bus e taxi, soluzione del ponte di via aviatori, apertura di via 30 giugno, conclusione dei cantieri di via Giotto. Tutte soluzioni che effettivamente possono contenere i disagi, ma intanto sono ancora da definire i tempi. E da capire gli effetti reali sul traffico cittadino. Andrà poi verificato cosa accadrà con il freddo, con le piogge, quando molti cittadini non potranno utilizzare i motocicli e porteranno altre vetture nelle strade di Genova.

Inoltre ci sono casi come quello appena citato di via Giotto, precedente al crollo del ponte, che hanno del clamoroso. I cantieri sono in pesantissimo ritardo, senza che siano individuati i responsabili. Il buonismo non paga. Occorre fare chiarezza e pretendere risarcimenti.



Va apprezzato l’enorme sforzo fatto per contenere i disagi, creando viabilità alternativa e soluzioni temporanee e a lungo termine. Ma non possiamo permetterci di raccontare che ce la facciamo ugualmente. Non possiamo dire che non siamo in ginocchio. Questa politica di comunicazione è deleteria, amplifica la mancanza di attenzione nazionale su Genova e sulle mille difficoltà che viviamo tutti noi, ma in particolare i cittadini del ponente e chi deve lavorare in tutto il ponente. Dobbiamo invece urlare e farci sentire per un evento maledetto che non è stato un terremoto, non è stato un evento naturale di straordinarie dimensioni.

E’ stato invece un evento provocato dall’uomo, da incoscienti, da speculatori. Chi lo ha provocato sta distruggendo la vita di intere famiglie, di cittadini, di mamme e figli, lavoratori e imprenditori, commercianti, dipendenti pubblici e privati.



Per questo diciamo che non si può accettare e non si deve sminuire la gravità di quello che stiamo vivendo e che vivremo per anni. Le conseguenze sono ad oggi inimmaginabili e aumenteranno a catena. Quando arriverà il nuovo ponte sapremo cosa sarà restato alla nostra città. E capiremo la vera entità dei danni e delle conseguenze di quel crollo che non ha voluto la natura, ma l’uomo.



A quel punto faremo i conti: le aziende chiuse, i dipendenti rimasti senza lavoro, le centinaia di migliaia di ore perse per spostarci, i danni dall’inquinamento atmosferico e le conseguenze che potranno avere, gli insediamenti che avremo perso, le aziende che non saranno venute a Genova o quelle che se ne saranno andate creando a catena danni enormi che interessano anche i loro fornitori e tutti i lavoratori collegati a quelle attività.



E in fondo parliamo del tema ricostruzione.
Non entriamo ora nel dibattito di come si dovrà fare chi lo dovrà fare. Attendiamo il commissario e vediamo che linea prenderà ma quello che ci interessa è come vivremo, come possiamo vivere dal 14 agosto sino al ripristino del ponte.
Passerà molto tempo e intanto tutti i giorni ci confronteremo con la situazione attuale senza il nuovo ponte.

Noi di Primocanale abbiamo sentito la necessità di darci un tempo anche per capire per quanto dovremo convivere con una situazione di emergenza, per l’azienda, per i nostri spostamenti, per le nostre famiglie. Riteniamo che il tempo per vedere ricostruito e transitabile il nuovo ponte non sarà inferiore a tre anni. E fissiamo una data: settembre 2021.
Se sarà prima ben venga! Se sarà dopo ci organizzeremo per il prolungamento dell’emergenza.



Ma noi dobbiamo pensare come organizzarci, come comunicare, come stare vicini alla nostra città come cercare di evitare che avvengano soprusi, che grandi colpevoli pubblici e privati con grandi studi legali alle spalle riescano a fregare la nostra città, i danneggiati, le aziende e i singoli cittadini, famiglie e attività di ogni genere è tipo.




Partiamo da alcune proposte concrete, per sentire il parere di chi vorrà commentare suggerire altre posizioni


- Corsie riservate a mezzi pubblici

- Targhe alterne

- Numero chiuso di camion, regole dagli autoporti del nord dove i mezzi pesanti possono attendere: partenza di un numero pari a quelli che escono dalla città.

- Centro per raccolta e identificazione di ogni genere di danni diretti e indiretti ad aziende, dipendenti, persone fisiche, aziende pubbliche.

- Monitoraggio continuo della qualità dell’aria nelle zone critiche. E dove quantificare per anni la situazione.

- Identificazione dei responsabili a cui addebitare tutti i danni derivanti dal crollo del ponte Morandi

- Totale cambio della comunicazione. Dichiarare in modo forte che la città ha gravissimi problemi e una parte intera è in ginocchio, subisce gravissimi danni.




1) Creazione di corsie dedicate al trasporto pubblico. Non esiste che gli autobus stiano in coda creando intanto una cattivissima comunicazione visiva e conseguente educazione all’uso dei mezzi pubblici per chi è in coda che pensa “ intanto sarei in coda anche con l’autobus”. Questo principio sarebbe sbagliato. Chi decide di prendere l’auto deve capire che deve scegliere invece il mezzo pubblico risparmiando molto tempo. Deve vedere sfrecciare i bus mentre è fermo in coda. Parallelamente occorre aumentare drasticamente il numero di mezzi pubblici, ma se aumenta la velocità di percorrenza comunque migliora anche il servizio e si fa educazione civica.

2) Istituire targhe alterne sia per educare tutti a utilizzare la macchina solo se necessario. E’ utile sia per diminuire lo smog, ma anche per far usare la macchina con più persone a bordo

3) Stabilire un blocco dell’accesso dei camion a Genova fermandoli in appositi autoporti, anche oltre appennino, e stabilire un numero massimo di accessi e consentire quindi di accedere solo quando altri mezzi escono da Genova

4) Bisogna aprire un centro di identificazione di tutti i danni diretti e indiretti derivanti dal crollo del ponte e impedire che qualcuno paghi di tasca propria per leggi, scadenze termini, difficoltà ad identificare il soggetto a cui fare la richiesta danni. Nulla c’entra quello che sta stanziando il governo (briciole) che peraltro poi dovrà comunque rivalersi sui responsabili del disastro

5) Bisogna monitorare continuamente l’aria nelle zone critiche e prendere i provvedimenti del caso obbligatori per evitare gravi conseguenze a chi vive in alcuni territori con smog fuori da ogni limite consentito

6) Totale cambio di comunicazione: dal dire che non ci sono gravi problemi e che i genovesi sono forti e ce la faranno dobbiamo arrivare ad ammettere che siamo nei guai grossi. Perdiamo aziende, posti di lavoro, non riusciamo a muoverci, a portare i figli a scuola ad andare a lavorare, viviamo in coda, rischiamo incidenti. La situazione peggiorerà con inverno e piogge, i danni di questa tragedia sono incalcolabili e imprevedibili si sommano giorno dopo giorno e chissà sino a quando. Abbiamo bisogno di costante aiuto e sostegno altrimenti non ce la facciamo almeno molte imprese molte famiglie non ce la faranno oltre ad una vita diventata invivibile