economia

Dietro i dati Istat, le carenze di sistema. Anche gli immigrati in fuga
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Si è dato un nome italiano, Sandro, ma il colore della pelle - per quel che ancora vale - e la parlata ne tradiscono le origini extracomunitarie. L'ho conosciuto in spiaggia, a vendere le sue cianfrusaglie. Racconta di avere 30 anni, una moglie e tre figli e possiede lingua sciolta e una innata carica di simpatia. Una canaglia nel senso buono del termine, anche se stavolta ammette di esserlo, almeno occasionalmente, anche per il verso cattivo: "Ciao amico, tutto bene?". Sì, e tu? "Bene, bene, ma me ne vado. Ancora devo decidere dove, qui non c'è neanche più da rubare! Siete messi male, voi italiani". 

Leggendo i dati Istat sull'andamento demografico tricolore, mi è tornato alla mente questo piccolo episodio che risale a pochi giorni fa. Ci ho pensato perché racchiude molte verità sulla nostra condizione. La prima è che il florilegio di commenti a proposito della necessità di rafforzare la politica dell'accoglienza è soltanto il più semplice e superficiale modo di affrontare l'argomento.

I cosiddetti "immigrati economici" vengono nel Belpaese a cercarsi un futuro, come facevamo noi quando varcavamo l'Atlantico, ma mica sono scemi. Se, per paradosso, non trovano neanche più da rubare, fanno fagotto. Esattamente come gli italiani. Allora bisogna ragionare sul fatto che l'Italia ha debolezze strutturali da risolvere.

Ripartiamo dalle cifre
. La popolazione cala a 60,656 milioni (-139.000 sul 2014), le nascite (488.000 cioè 15.000 in meno) sono al minimo storico (8 per mille) dall'Unita' d'Italia, la mortalità tocca il tasso record del 10,7 per mille e gli stranieri residenti aumentano di 39.000 unità. Quest'ultimo dato spiega quanto sia illusorio fare affidamento su di essi per rimettere in linea l'andamento demografico a lungo termine.

In tale contesto, la Liguria indossa la sua brava e non sorprendente maglia nera: il tasso di natalità è inferiore a quello nazionale (6,5 per mille) e il più basso del Paese, quello di mortalità superiore (14,4 per mille) e il più alto dello Stivale, l'età media è di 48,5 anni ed è over 65 il 28,2 della popolazione. Anche qui, un primato. L'alto tasso di anzianità sappiamo essere dovuto anche all'arrivo di tanti "foresti" che la scelgono per le sue ideali condizioni climatiche, e di conseguenza vanno anche altri indicatori, ma nondimeno la Liguria soffre degli stessi problemi del resto d'Italia.

A parte non aver ancora capitalizzato in termini economici la presenza di tanti anziani, quali politiche vengono realizzate per dare ai giovani le certezze - prima fra tutte il lavoro - per mettersi insieme, comprare casa, o trovarla ad affitti ragionevoli, e fare figli? Quali politiche sono realizzate per la famiglia, anche nella fase post-nascite, che significa asili nido e aiuti al reddito per le spese tipiche di certi momenti? Chi guida questo Paese sa quanto costa una confezione di latte in polvere, piuttosto che un omogeneizzato e i pannolini, o chiamare a casa il pediatra (ammesso che ci vada)?

Siamo in presenza di forti, fortissime carenze di sistema, che inevitabilmente spingono al ribasso la tendenza demografica e accentuano in modo ancor più vistoso gli effetti della crisi economica. È stata ed è planetaria, ma altri Paesi con maggiore attenzione  al cosiddetto sociale (che non riguarda solo le fasce estremamente deboli) continuano a vantare tassi di popolazione che almeno tengono il punto, se non sono addirittura in crescita. Con molti nostri "cervelli" a incrementare i loro numeri.

La nostra situazione riguarda il presente e si riverbera sul futuro. Come possiamo pensare che la previdenza regga, se il numero degli attivi continua a diminuire, mentre cresce quello di coloro ai quali va pagata la pensione? Finora si è agito azionando la leva dei meccanismi di calcolo, ma ormai siamo all'osso anche da questo punto di vista.

I dati Istat sono impietosi e mettono il Paese, e insieme la Liguria, con le spalle al muro. Una buona politica dell'accoglienza può aiutare nel breve periodo, ma se non muteranno radicalmente le condizioni generali saranno sempre meno anche gli stranieri che arriveranno e si fermeranno. Di fronte ai dati economici, che si traducono in vita di tutti i giorni, la nazionalità conta zero.