C'è a Genova una mostra molto utile da visitare e non solo per i nostalgici o i reduci. È quella che ricorda il Sessantotto e, a distanza di quasi cinquantanni, ricostruisce la storia di quel Movimento studentesco e di operai e intellettuali che scosse il mondo e, quindi, anche Genova.
Perchè è utile andare a Palazzo Ducale a vedere quello che un gruppo di storici, archivisti, collezionisti o semplicemente attivisti di quell'epoca, ha messo insieme in termini di documenti, manifesti, giornali, fotografie e ricostruzioni con un molto apprezzabile sforzo?
E' utile perchè indipendentemente da come la pensiamo su quegli anni storici, che poi non furono solo il '68, ma i suoi precedenti e i seguenti almeno fino ai pieni anni Settanta, indipendetemente dal fatto che se ne siamo stati solo spettatori o protagonisti o anche solo disinteressati osservatori o anche avversari o perfino ignari, questo tuffo all'indietro ci dimostra quanta energia una giovane generazione è stata capace di sprigionare, veramente cambiando il mondo.
Certo il 1968 è stato un evento mondiale, un'onda che partiva dagli Usa, dove scriveva Marcuse, alla Francia del maggio fatidico di Cohen Bendit “ce n'est que un debut...”, ma fermarsi a ricordare cosa suscitò e cosa fu anche nella nostra città, un punticino in quella rivoluzione, fa riemergere una vitalità in un mondo tanto diverso e capovolto in tutti i sensi.
Era una generazione, forse erano due, che hanno cambiato tanto. Erano prevalentemente giovani, dai teen agers, studenti delle scuole medie in avanti, che hanno messo in discussione tutti i valori della società con una oggi impensabile energia, appunto rivoluzionaria. E di fronte alle quali un'altra parte della società si è schierata contro, denunciandone le estremizzazioni e i danni provocati.
E' utile infilare il naso nel Sessantotto Cinquantenario e anche nelle sue contraddizioni forse per illudersi che una nuova generazione di giovani riesca a mettersi a capo di un movimento che scuota la società di oggi, tanto diversa, tanto globalizzata, tanto “connessa”, ma anche tanto “liquida” e frammentata. Quanto ne avremmo bisogno! Un sessantotto.
cultura
La mostra sul Sessantotto aspettando una scossa
L'invettiva
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