politica

L'invettiva
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La prima gallina che canta è quella che ha fatto l'uovo. In questo caso e senza nessuna intenzione di offesa personale, la prima gallina è il signor onorevole Mario Tullo e l'uovo è la candidatura a sindaco di Marco Doria. Nel primo giorno dell'anno nuovo così ha cantato il deputato genovese, forse approfittando della lenta digestione dal cenone e di quell'atmosfera ovattata delle Feste: noi del Pd e Marco Doria siamo una sola cosa e insieme andiamo verso la prossima campagna elettorale per le elezioni comunali. Le Primarie? Sono un optional, lo dice perfino Deborah Serracchiani.

Eccolo lì l'uovo fresco di giornata (annata), in parte inatteso, ma anche annunciato da una serie di segnali della vigilia, più o meno espliciti e sonori, non certo compresi i 101 violoncelli del super concerto municipale di Capodanno, che quelli non li ha praticamente sentiti nessuno nella fatidica notte, perché il fonico aveva fatto cilecca.

Segnali delle galline Pd (sempre con il dovuto rispetto) che da giorni e mesi tessevano una bella rete di consenso soft intorno al sindaco uscente e forse rientrante, a partire da quel vecchio diktat del segretario Alessandro Terrile sul congelamento della campagna elettorale fino al prossimo autunno. Si sa che le uova in frigo non ci possono poi stare in eterno e, quindi, ecco che bisognava uscire dall'impasse. Segnali dello stesso uovo, cioè del candidato in persona, che proprio a cavallo del canto di Tullo aveva annunciato in sede di bilancio annuale come la sua giunta avesse in programma di governare fino al 2022, cioè un altro mandato intero. La sua giunta e, di grazia, con quale sindaco se non lui medesimo?

Segnali anche forti, dunque, di Marco Doria, diventato così esplicito, così deciso come mai nel suo mandato da confessare, in un'altra intervista capodannesca, un suo ritorno di passione per il proprio inedito sport preferito, la noble art, la boxe: due allenamenti alla settimana presso la Bocciofila Corniglianese, guanti, sacco, corda e ovviamente ganci e uppercut.

Che si siano spaventati i colonnelli, sergenti e soldati semplici del Pd di fronte a cotanta dichiarazione “armata”? Un impeccabile sindaco, dai modi misurati e l'aplomb consacrato nei suoi magnanimi lombi, che indossa i guantoni. E il giorno dopo questa prolifica pausa natalizia ha pure sparato una cannonata contro l'ex presidente regionale Claudio Burlando sul caso Amt, ricordando che di quei famosi 250 bus, promessi dalla Regione per fermare la rivolta del 2013, non se ne era visto neppure uno.

Va be' che oggi tirare a Burlando è come sparare su una autoambulanza della Croce Rossa in transito tra Torriglia e Marzano
, la zona appenninica rifugio dell'ex leader Pd, ma anche quel gancio o uppercut o magari proprio un diretto al mento, non è passato inosservato. E la gallina ha cantato.

Uscendo dalla scherzosa metafora e augurandoci che per averne ecceduto l'uso la Befana, testè in arrivo, non ci sommerga di carbone nero, l'uscita del deputato Tullo non può essere lasciata cadere tra una fetta di panettone e il bicchiere di frizzantino degli avanzi di festa.

Tullo non è un renziano doc e neppure dop e neppure post, come lui stesso dichiara apertamente. E' il classico uomo-ponte dentro al Pd, geneticamente preparato a ricucire, a avvicinare, a dialogare. Ha imparato a farlo da ragazzo, quando lo mandavano a tenere buona la frangia più cattiva della fossa genoana e ha continuato nei suoi ruoli di vertice del Pd che fu ( adesso non sappiamo più neppure se ci sia) e ha cercato sempre di adempiere in questa mission, diventata anche per lui impossibile durante l'ultima campagna regionale, quando se facevi da ponte tra Paita e Cofferati o tra Burlando e i 200 dissidenti del Pd rischiavi di restare sommerso per sempre dal crollo della prima arcata.

E ora che il lavoro del commissario David Ermini, toscano facondo e pazientissimo, incomincia a dare i suoi frutti, magari con l'aiuto di Gesù Bambino, del bue e dell'asinello, di Babbo Natale e magari della Befana, ecco l'uomo-ponte che entra in campo e apre una prospettiva o se vogliamo essere un po' più cattivi apre uno spiraglio nel freezer del Pd, dove era stato chiuso il caso Doria.

Ritornando alla metafora, una gallina non canta mai da sola e quando incomincia una a farlo depositando l'uovo, poi anche le altre si aggiungono al coro e alla covata. A meno che quella gallina non sia veramente single e si sia assunta il compito di rompere il silenzio( non le uova) nel paniere.

I primi giorni postferiali ci diranno se Tullo era l'avanguardia, se il suo canto era un estemporaneo dono natalizio o se il pollaio Pd ( ancora scuse per la metafora in questo caso così ingiustamente irridente) sfornerà altre sorprese.

L'intenzione di ”congelare” la questione sindaco da parte di un Pd appare, comunque, sempre più difficile da sostenere e in questo senso il canto di Tullo potrebbe avere una forte giustificazione. E non perché si vuole subito l'incoronazione di Doria o la rinuncia al suo bis per dare in pasto all'opinione pubblica un anno di caccia ai candidati possibili, mentre la città naviga a vista nelle sue difficoltà, nell'incapacità di decidere. Ma perché è il quadro politico generale che non comprende le ibernazioni.

Le campagne elettorali in corso, a parte le polemiche sulle candidature di Roma, Milano, Napoli, stanno snudando una situazione dei partiti imbarazzante: dall'evaporazione di Forza Italia, alla cavalcata leghista, alle lacerazioni Pd, ai balbettii della sinistra-sinistra, alle scomuniche e diaspore dei Cinque Stelle.

E' la politica che si sfarina sotto i nostri occhi. In Liguria, poi, si vive il paradosso della Destra che oggi domina la scena con un big bang mediatico, cui non corrispondono per ora i fatti attesi dai cittadini, salvo il treno di Toti per Milano, mentre la sinistra affronta i suoi rebus elettorali a Savona e Spezia con inediti strappi, come quello, anche un po' indecente tra Federici e Forcieri per lo scalo spezzino.

E allora lasciamo cantare il deputato Tullo e tendiamo l'orecchio per ascoltare il seguito.