L’ansia è uno stato psichico di intensa preoccupazione e paura, spesso senza un motivo razionale, che si accompagna ad una visione catastrofica e, sul piano fisico, all’aumento del battito cardiaco, della sudorazione, a sensazione di soffocamento, tremori, nausea, oppressione al petto, disturbi addominali, vertigine, vampate di calore, torpore o formicolii, sensazione di irrealtà o di distacco da se stessi.
Per comprendere l’ansia bisogna ritornare a prendere consapevolezza della nostra fragilità esistenziale.
La fragilità è la nostra condizione, sensibile e vulnerabile, non debole.
La nostra società ci vuole forti, anestetizzati, dopati, la fragilità non ha posto nei valori accettati.
L’ansia è prima di tutto l’espressione di una fragilità, e ad essa dobbiamo tornare per capire cos’è l’ansia e cosa fare per star bene.
L’esperienza consapevole della fragilità risana!
Quando siamo abbracciati stiamo bene, lo sappiamo. Cosa si riceve in un abbraccio, tanto da farci così piacere? La nostra fragilità. Quando siete abbracciati il corpo che fa? Si rilassa, si ammorbidisce, cede. Non si può godere un abbraccio se non si diventa fragili. In quella fragilità però quanta forza sentite crescere dentro?
Ecco, l’esperienza della fragilità che risana.
L’ansia invece è il segnale che la fragilità è stata coperta da una maschera, da una corazza psicologica, e adesso ne sente il peso, la costrizione. Il termine ansia deriva dal verbo latino ango, stringere soffocare.
Il senso di smarrimento che si prova nell’ansia è la perdita del proprio presente, schiacciato tra un passato che non è passato, che fa ancora male, che ci ha ferito, magari inconsciamente, e un futuro che si fa fatica a intravedere, senza speranza.
Per recuperare il proprio presente bisogna liberare il passato, e per farlo bisogna riprendere il filo d’Arianna della propria storia personale, fatta di offese ricevute, bisogni insoddisfatti, chiusure difensive, rabbie inespresse, paure trattenute.
L’ansia è una ferita dell’anima, un dolore psicologico.
Ma è anche un’opportunità. L’ansia richiama un’attenzione, uno sguardo che si rivolge a sé, e che afferma un bisogno di cura, la richiesta di un aiuto alle volte, l’inizio di un cammino psicologico, un cambiamento, che va ben al di là del superamento dei sintomi. È un cammino affascinante, certo, ma difficile, non è per tutti purtroppo.
Dr. Marco Maio - Psicologo psicoterapeuta psicosomatista
salute e medicina
La fragilità che è in noi. L'ansia e il suo rovescio
Ecco perchè può essere un'opportunità
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