politica

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La tragedia di Genova sancisce in modo democratico, cioè con la volontà della maggioranza della sua popolazione, la fine di una politica e forse di alcuni politici, quelli che da vent'anni si ostinano a rioccupare comode poltrone soprattutto in Regione, ben remunerate, ma anche in Comune e nei posti di sottogoverno.
 
Una fine ingloriosa cominciata con l’inchiesta sulle spese pazze fatte alla faccia dei cittadini e proseguita (in attesa delle conclusioni giudiziarie) con un’onda di fango precipitata su case e strade e anche sulla maggioranza degli amministratori. Non solo quelli del Comune che possono essere accusati di incompetenza, ma soprattutto sui potenti burosauri di via Fieschi e dintorni, tronfi dei loro immani poteri, pachidermi inamovibili tra le scartoffie, che hanno autorigenerato le loro cariche come i temporali che hanno massacrato il capoluogo in questi giorni.

Una politica vasta, di sinistra e di destra, dove dai feudi demoliti di Imperia si arriva a quelli resistenti dello spezzino, passando per le fragili maglie genovesi, costituendo un' immensa tela di compromessi che ha chiuso nel sacco lo sviluppo della Liguria. Fine di questa politica proprio alla vigilia del rinnovo elettorale che, a questo punto, non potrà che essere completo e rigenerante, pena la rivolta dei liguri con forconi e catini di liquame.
 
La manifestazione di ieri davanti a un Palazzo Tursi e prima davanti alla Regione, dove erano barricati spaventati rappresentanti del popolo, sancisce questa volontà molto più delle primarie del Pd o di altri marchingegni della politica per dare l’illusione ai cittadini di contare e scegliere. La gente pretende un rinnovamento totale e totale vuol dire che di quelli che ci sono oggi non ci dovrebbe essere quasi nessuno.

La fine di questa politica segna anche la fine di un regime più vasto che si è consolidato in questi anni nel generale silenzio-assenso, intaccando gangli vitali dell'economia, e che ha subito recenti e salutari demolizioni da parte della Procura della Repubblica. Un regime sussurrato e temuto, invadente e oleoso, che ha occupato il territorio, senza trovare ostacoli ma solo servitori pronti a essere comandati.

Per Genova e la Liguria, sfiancate e avvilite, può essere il momento della svolta, dell' invenzione di una nuova classe dirigente fatta di giovani e meno giovani, seri, onesti, modesti e non di eredi inutili o di piccoli cloni senza qualità.