cronaca

Il latitante ucraino, dopo i domiciliari a Nervi, non tornerà in patria
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Igor Markov, l'ex parlamentare filorusso ucraino arrestato a Sanremo lo scorso agosto, non sarà estradato in patria. Lo ha deciso la Corte d'appello di Genova disponendone l'immediata liberazione. In serata è stato definitivamente deliberato. "Sono contento della decisione dei giudici", ha detto in uno stentato italiano. 

Il pg Enrico Zucca, che aveva fatto richiesta per rimandarlo in Ucraina, ha annunciato che potrebbe fare ricorso. L'uomo era tenuto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento di Genova Nervi. È accusato dall'autorità giudiziaria ucraina di atti di teppismo per una manifestazione a Odessa del 2007. La richiesta di estradizione era stata avanzata dall'Ucraina.

"Grazie, sono contento", ha detto Igor Marcov al suo difensore, l'avvocato Enrico Scopesi. "Penso che uno degli argomenti utili per la mancata estradizione - ha detto Scopesi - sia anche il fatto che Markov è già stato giudicato e prosciolto per il reato contestato dall'autorità giudiziaria ucraina e cioè atti di teppismo da noi riconducibili alla violenza privata". All'udienza del 27 gennaio si era discusso su questo e su altri presupposti che potevano scagionare l'ipotesi estradizione.

Fuori dall'aula Olga, madre di Markov, era rimasta in attesa per circa quattro ore. La decisione della Corte d'appello è, comunque, impugnabile in Cassazione, ma l'ultima parola spetta al ministro della Giustizia.

E il sostituto procuratore generale Enrico Zucca ha affermato che, dopo un attento esame della motivazione, valuterà, insieme al procuratore generale Valeria Fazio, se proporre ricorso in Cassazione. In tal caso, se poi la Cassazione confermasse la decisione dei giudici di appello, o se non venisse fatto ricorso e la decisione passasse in giudicato, il ministro della giustizia non avrebbe spazio per riconsiderare la decisione dei giudici genovesi.