politica

Dopo l'elezione di Marco Bucci
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“E' uno dei nostri”_ ecco la frase fatidica con la quale per decine di anni si è consumata di volta in volta la nomina dei personaggi vicini al potere politico amministrativo, indirizzati alle cosidette poltrone dello stesso potere, ma anche del sottopotere ed anche del sotto-sotto potere. Appunto poltrone, sedie, sgabelli, perfino strapuntini, tutti legati insieme dalla fedeltà riconosciuta del prescelto o della prescelta all'autorità decidente. A Genova, città e metropoli, questo sistema di “è uno dei nostri” si è protratto inesorabilmente con un meccanismo perfetto che oggi si deve smontare e già si sta smontando con le prime dimissioni o con la “messa a disposizione” di chi ritiene la sua posizione non più in sintonia con il nuovo potere, cioè con il centro destra vincente.

Si è dimesso il presidente della “Porto Antico “, Ariel Dello Strologo, che ha nelle sue responsabilità anche la Fiera del Mare, dopo otto anni sotto i sindaci Vincenzi e Doria. Ha messo sul piatto il suo ruolo il presidente di Genova Parcheggi, Mario Orlando e lo ha fatto anche il Sovraintendente al carlo Felice Roy. Altri si dimetteranno, altri si metteranno a disposizione, altri resisteranno, altri scadranno, in quell'enorme sistema che dipende dal Municipio e dai suoi ampi poteri, in una galassia di enti, società e fondazioni, dall' Amt, all'Aster, a Spim, a Sviluppo Genova,all'Asef eccetera eccetera. Fino a scendere a quanto non è direttamente controllato, ma strettamente “influito” da chi è a Tursi e dintorni.

Non c'è mai stato un tale “tremblement” di poltrone nella nostra storia di recente e non c'è mai stato, quindi, un così gigantesco spoils system, per usare l'orribile termine che vorremmo chiedere alla Accademia della Crusca come tradurre in italiano.

Anche su questo, oltre che sulla scelta della giunta, si incomincia a misurare la personalità del nuovo sindaco Marco Bucci, della sua maggioranza e dei suoi angeli custodi, Giovanni Toti e Edoardo Rixi, in particolare quest'ultimo, che conosce molto da vicino la geografia genovese, anche la più spicciola.

“E' uno dei nostri” varrà come principio tassativo anche per questo centro destra, come ha funzionato sempre, salvo minime eccezioni, per i decenni del potere “rosso”, di centro sinistra e infine “arancione”, tanto blindato che proprio nel momento del tramonto il sindaco Marco Doria aveva spoilizzato se stesso nel nuovo board del Comitato portuale?  O i nuovi avranno altri criteri di scelta e nuoteranno con un'altra rotta nel mare agitato dei curricula che stanno volando nei palazzi genovesi?

Sentiamo gli spifferi diversi, di una corrente che vorrebbe soddisfare integralmente la voglia di cambiare tutto e il più presto possibile per omologare il “nuovo” in ogni stanza, in ogni corridoio e di un'altra corrente che vorrebbe soffiare meno violentemente, con rotte “trasversali”, magari non sostuendo, confermando qua e là qualche presidente e qualche direttore generale, per esempio quelli di Amt, Stefano Pesci e quello di Porto Antico, Alberto Cappato o indicando non proprio “uno dei nostri”, ma qualcuno che vale di per sé e non per appartenenze e fedeltà. Chissà.

Certo la posizione verso la quale si guarda più di ogni altra è quella della Fondazione Cultura, cui fanno capo palazzo Ducale e i Grandi Musei genovesi, dove siede con bilanci più che lusinghieri Luca Borzani. Borzani ha ottenuto un risultato eccezionale a Genova con il Ducale in termini di numeri di prestigio e di centrralità del suo Palazzo. E' stato il candidato del gran rifiuto a correre contro Bucci, è un'anima (oggi molto sofferente) della Sinistra genovese e praticamente ha già pronunciato il suo addio da una posizione di grande rilievo e che è _ bisogna ricordarlo_ anche assolutamente gratuita, nel senso che non ha compenso materiale, malgrado un impegno totale.

Che fare con Palazzo Ducale e, quindi, con una posizione che  “segna” in maniera tanto forte il fronte culturale genovese? Al di là delle decisioni di Borzani, della sua autonomia e dei suoi ben conosciuti principi di coerenza, il tema Ducale è un parametro-chiave per misurare il “nuovo”, la sua visione, oltre gli slogan e anche oltre i temi più caldi e urgenti dell'emergenza genovese.