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Al Senato, Def senza allegato: scoppia la polemica
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Uno schiaffo al Parlamento e uno alla Liguria. Più un manrovescio a tutte le altre Regioni italiane. Si può leggere solo così la decisione del governo di spedire alle Commissioni il Documento di economia e finanza (Def) per il 2015 senza gli allegati. Alla "Ottava" di Palazzo Madama, quella che si occupa di trasporti e infrastrutture, per esempio, a questo punto non sanno su che cosa pronunciarsi. Dice il senatore Maurizio Rossi, tra l'infuriato e lo stupefatto: "Ci viene chiesto un voto su cosa visto che manca l'allegato. Ma si può?".

A dirla tutta, non si potrebbe, ma le cose al momento funzionano in questo modo. O meglio, non funzionano. Difatti lo stesso Rossi non difende esclusivamente il rispetto della Commissione: "Mi domando - aggiunge - che cosa siano serviti gli incontri che il ministro Graziano Delrio ha avuto con le Regioni, per farsi dare la lista delle opere prioritarie. È stata solo una presa in giro, non vedo altra conclusione possibile". Anche altri Commissari hanno espresso molte critiche sulla mancanza dell'allegato da Sel a 5 stelle alla Lega

Se lo scenario non muterà repentinamente, infatti, l'elenco delle opere rimarrà quello dell'allegato al Def di Aprile sul quale molte perplessità erano sorte perché all'appello, in giro per lo Stivale, ne mancavano davvero di strategiche. Proprio sulla base di quella constatazione Delrio aveva fatto 'il giro delle sette chiese' e chiesto lumi ai governatori, ma a quanto pare del tutto inutilmente. Probabilmente, un modo per tenere calmi i territori. Solo che, come sempre, i nodi prima o poi vengono al pettine. E ora ci siamo.

"Magari - aggiunge Rossi in uno sforzo di comprensione verso Palazzo Chigi e il Ministero dei Trasporti - le Regioni avranno anche esagerato nello stilare la lista della spesa, ci hanno infilato dentro opere non così essenziali, ma non si può passare da un'esagerazione all'altra. Possibile che nulla di quanto richiesto dai governatori sia meritevole di essere accolto?".

La risposta sta nella domanda e Rossi difatti mette il dito nella piaga: "Fatico ad accettare l'idea che al governo nessuno sappia cogliere l'importanza del raddoppio ferroviario del ponente ligure, una linea di collegamento internazionale con la Francia e il resto d'Europa, mentre si insiste a spendere denaro per il quadruplicamento della Torino-Lione, nell'immediato non necessario". In effetti, rileggendo l'alleato al Def 2015, la Liguria porta a casa solo il Terzo Valico. Che va bene, benissimo. Ma non basta. Giusto ieri sera, durante la trasmissione "Macaia" su Primocanale, il professor Lucio Coletti ha osservato: "Genova e la Liguria sono strangolate dall'isolamento, non puoi arrivarci ne' andartene. Vedo gente che a Milano prende appuntamenti per Roma, o viceversa, e lo stesso avviene a Torino, senza alcuna difficoltà, mentre a noi, con i tempi necessari per spostarsi, questo è negato".

È il buon senso di cui parlava il senatore Rossi e quanto affermato da Coletti va esattamente nella direzione di rendere incomprensibile come il raddoppio ferroviario del Ponente non sia in cima agli impegni governativi. Entro l'estate prossima, secondo l'ultimo cronoprogramma, dovrebbe entrare in servizio la tratta San Lorenzo-Andora, dopo ritardi di anni e contenziosi a non finire. A parte il pezzetto fra Albenga e Loano, però, mancherà il raddoppio fra Andora e Finale Ligure, con il mirabile risultato di avere un collo di bottiglia che ancora renderà la linea Genova-Ventimiglia-Francia incapace di assorbire i termini di efficienza, qualità e velocità tutto il traffico potenziale. E in più l'effetto collaterale di continuare a trasformare in un incubo, soprattutto d'estate, la percorrenza dell'autostrada fra il capoluogo ligure e il confine.

Magari non ci si può spingere fino ad affermare che non prevedere la Andora-Finale sia come aver gettato dalla finestra i soldi spesi fin qui (un po' le cose miglioreranno solo a livllo locale comunque) ma di sicuro ci troveremmo di fronte a una ennesima incompiuta. In questo meraviglioso Paese chiamato Italia non sarebbe la prima. E probabilmente neppure l'ultima. Ma proprio per questa ragione non se ne avverte alcun bisogno.