salute e medicina

Superato il picco
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La stagione influenzale 2017-18 non si può dire conclusa sebbene si possa affermare che i virus influenzali sono in ritirata come dimostrano i dati della sorveglianza epidemiologica e virologica infatti sia l’incidenza dei casi che il numero dei virus isolati sono in costante decremento.

In Liguria la soglia epidemica (più di 2,5 casi di sindrome influenzale ogni mille abitanti) è stata superata nella 49 settimana del 2017 (quindi intorno al 10 dicembre) con un valore intorno a 5,62 casi per 1000 che corrisponde a circa 8.500 ammalati in quella settimana; questo dato è rimasto pressoché immodificato nella settimana successiva mentre si è di fatto raddoppiato nella settimana 51 (18-24 dicembre) quando i casi hanno superato la soglia settimanale di 12.000 casi.

L’epidemia ha continuato a crescere in modo esponenziale con oltre 20.000 casi di sindrome influenzale nell’ultima settimana del 2017 fino a raggiungere il picco nella prima settimana del 2018 con circa 17 liguri ogni 1000 messi a letto dall’influenza (in numero assoluto oltre 26.000 casi.

L’incidenza non è significativamente calata nelle due settimane successive (periodo dall’8 al 20 gennaio) con circa 24-25.000 casi a settimana mentre una diminuzione dei casi si è iniziata ad osservare intorno al 22 gennaio e fino ad oggi con circa 12-13.000 casi a settimana.

In base a questi dati si può affermare che la stagione influenzale in Liguria sia stata una delle peggiori del nuovo millennio insieme a quelle del 2004-05 e 2009-10 infatti nelle 9 settimane di circolazione epidemica dei virus influenzali si sono verificati circa 150.000 casi e di questi oltre 100.000 nel periodo che va dalla settimana di Natale al 21 gennaio 2018.

A rendere particolarmente aggressiva questa influenza sono stati i virus circolanti infatti dopo un’iniziale circolazione di virus influenzali di sottotipo A(H3N2), cosiddetto ceppo Hong Kong cinese, sono aumentati significativamente fino a diventare preponderanti i virus di sottotipo A(H1N1)pdm09, popolarmente ceppo americano e soprattutto i virus di tipo B prevalentemente il ceppo tailandese ed in misura minore quello australiano.

Ad aggravare la situazione hanno contribuito altri patogeni invernali cugini dei virus influenzali in particolare il virus respiratorio sinciziale.


*Prof. Giancarlo Icardi - Direttore Clinica Igiene Università di Genova