porti e logistica

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 Il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha ricevuto questa mattina una delegazione di Aassarmatori guidata dal Presidente Stefano Messina. Scopo dell’incontro è stato quello di illustrare alla seconda carica dello Stato ruolo, funzioni, problematiche e prospettive dell’industria armatoriale italiana, da sempre chiamata ad accompagnare e sostenere il sistema economico del Paese, garantendo il regolare flusso delle merci e dei passeggeri oltre che costituire un importante fattore occupazionale specialmente in ambiti tradizionalmente connotati da una generalizzata sottooccupazione.


È in questo quadro di riferimento che il Presidente di Assarmatori ha rivolto oggi al Presidente del Senato un appello, affinchè le istituzioni del Paese pongano la massima attenzione alle tematiche attinenti la cosiddetta “blue economy” vigilando, in particolare, sulla legalità e il rispetto delle norme. Secondo quanto sottolineato dal Presidente della Associazione, che raggruppa i principali gruppi armatoriali italiani e internazionali che mantengono servizi regolari in Italia, l’assetto di una struttura strategica, qual è il sistema portuale, presenta ancora troppi coni d’ombra a causa di una riforma portuale in larga parte incompiuta e rivelatasi per molti aspetti carente e inadeguata allo sforzo di efficientamento dei porti. Tuttavia, ha affermato Messina, in attesa dell’auspicata e a quel che risulta da tutti voluta riforma della legge portuale – progetto al quale Assarmatori si è già candidata a collaborare – non si deve dimenticare che le regole ci sono e vanno rispettate da tutti gli operatori.


I recenti casi di Civitavecchia e di Livorno, ove le regole che sottendono all’esercizio delle attività di terminal sono state violate in nome di un’asserita tutela del traffico operato da certuni operatori, impone la massima cautela per scongiurare che i nostri porti e di conseguenza le attività marittime vengano sottratte alle norme e affidate alla discrezionalità delle Autorità Locali spesso poi censurata dalla magistratura anche penale, il tutto creando un clima di assoluta incertezza per non dire di illegalità diffusa.

Stefano Messina ha evidenziato quindi al Presidente del Senato come anche il progetto delle Zone Economiche Speciali, le cosiddette ZES, la cui fattibilità è stata circoscritta ai soli porti del Mezzogiorno, rischia di produrre solo marginalmente i risultati positivi attesi, mentre l’efficacia di questo strumento dovrebbe essere comunque estesa ad altre realtà, in primis a quella genovese, penalizzata in modo cogente dal crollo del Ponte Morandi.