cronaca

Manganaro: "Nella storia è sempre intervenuto lo Stato"
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"Siamo preoccupati. Proviamo con questo incontro a argomentare le ragioni per difendere l'Ilva ma siamo pronti a mobilitarci". Così il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro al termine di un convegno sulla storia della siderurgia riassume la preoccupazione dei lavoratori genovesi dell'Ilva sul futuro del sito genovese.

Presente all'incontro, tra gli altri, Marco Doria in qualità di esperto di storia industriale. "Anche la storia, così come l'ha ben delineata il sindaco - dice Manganaro - dimostra che è lo Stato ad intervenire nei momenti di difficoltà per rilanciare la siderurgia, come è avvenuto alla fine dell'Ottocento e negli anni Trenta. È vero che oggi la situazione è resa più complicata dall'attività della procura e dai vincoli posti dall'Europa, ma il Governo non può limitarsi a pensare di vendere scaricando senza investire per salvare questo pezzo di industria. E se sentiremo parlare di esuberi o di riduzioni del salario noi a Genova ci mobiliteremo. Confidiamo che lo faranno tutti i lavoratori degli stabilimenti Ilva d'Italia".

Al termine del convegno è stato diffuso un documento tecnico elaborato da un gruppo di lavoratori dell'Ilva: quindici pagine corredate da dati e tabelle che analizzano il mercato della siderurgia e in dettaglio quello della banda stagnata rispetto alla quale Genova è l'unico sito produttivo italiano. "I problemi che abbiamo sul sito genovese sono dovuti essenzialmente alla mancata attuazione del piano industriale allegato all'accordo di Programma. Anche se il sito tarantino producesse a pieno regime Genova dovrebbe fare i conti con questa realtà, che noi da tempo denunciamo", è la tesi del documento.

Gli investimenti, previsti dall'accordo di programma firmato nel 2005 come contropartita della chiusura degli impianti a caldo insieme alle garanzie occupazionali erano ribaditi per rilanciare il sito di Cornigliano ancora due anni fa dal commissario Enrico Bondi che aveva previsto un budget di 120 milioni per l'ammodernamento degli impianti dedicati alla produzione di latta. Ma il progetto di rilancio è stato abbandonato dalla nuova gestione commissariale che ha demandato le scelte al nuovo acquirente.