Conto alla rovescia per scoprire il destino di Ilva nei prossimi anni. A fine maggio, salvo ulteriori rinvii, il Governo dovrebbe individuare in base alla relazione dei commissari quale delle due cordate acquisirà gli asset dell'azienda: da un lato ArcelorMittal e Marcegaglia riunite in Am InvestcoItaly, dall'altra Acciaitalia composta dall'indiana Jindal, Cdp, Arvedi e la finanziaria Delfin. Il verdetto rischia di combaciare con la visita di Papa Francesco allo stabilimento di Genova, il 27 maggio. E questa potrebbe essere più di una coincidenza, soprattutto se saranno confermati i timori dei sindacati su esuberi in arrivo nell'ordine delle migliaia.
"I numeri potrebbero avere tre zeri, anche perché se la produzione si riduce servirà meno forza lavoro. Per noi ciò che vale è l'accordo di programma, i patti li faremo rispettare come abbiamo già dimostrato", spiega il segretario generale della Fiom-Cgil ligure, Bruno Manganaro, confermando il 'no' a qualunque piano di ridimensionamento. Al momento sono circa 1.600 i dipendenti Ilva su Cornigliano, di cui quasi 400 impegnati in lavori di pubblica utilità. I tagli temuti dai sindacati riguarderebbero soprattutto Taranto, ma nemmeno a Genova si dormono sonni tranquilli. Il ritardo nell'istruttoria per la cessione sta frenando gli investimenti - specie quelli sulla banda stagnata - e non è scontato che l'acquirente finale sia interessato a mantenerli.
Intanto Cornigliano si prepara per ricevere la visita di Papa Francesco, che sarà in città proprio nell'ultimo sabato di maggio. Una visita che potrebbe aprire spiragli di un certo rilievo. "È un capo di Stato e il vertice di una comunità presente in tutto il mondo - osserva Manganaro - ed è certo che se mandasse un messaggio chiaro, e cioè che all'Ilva di Genova, simbolo della crisi industriale e politica, non dev'essere perso alcun posto di lavoro e va mantenuto il reddito, sarebbe un segnale importante e pesante".
Insomma, ci si fida più del Papa che delle istituzioni. "La politica genovese - incalza Manganaro - deve alzare la voce. In campagna elettorale tutti si interessano di Ilva, il problema è ciò che si fa il giorno dopo. Il prossimo sindaco dovrà far pesare il proprio ruolo davanti al Governo e, se necessario, chiamare la città in piazza insieme ai lavoratori: questi sono segnali che Roma comprende e capisce". Il segretario dei metalmeccanici liguri non risparmia poi una frecciata a Doria: "Potrebbe evitare di dire che quelle aree si possono liberare e dare ad altri, perché così si mette in dicussione l'accordo e si apre una crepa problematica".
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Ilva, a fine maggio si scoprono le carte. E la Fiom confida in Papa Francesco
Si temono altri esuberi, Manganaro: "Faremo rispettare i patti"
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