politica

L'editoriale
2 minuti e 30 secondi di lettura
“Voi si che fate servizio pubblico”, “Bravi”, “Continuate così”. Grazie, ma il tempo delle pacche sulle spalle è finito. Primocanale ha esaurito le dimostrazioni di capacità, tecnica e professionale, nel sostenere il difficile ruolo di ‘servizio pubblico regionale’. E lo ha fatto con una comunicazione dirompente, un gesto unico a livello nazionale (e non solo). Un’intera giornata senza immagini, ma col commento di professionisti che hanno scelto di raccontare ‘radiofonicamente’ l’evoluzione degli eventi. Per il senso di responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti di tutti i liguri, e non necessariamente tutti telespettatori di Primocanale.

Il risultato? Una pioggia (da allerta rossa) di dimostrazioni d’affetto pervenuta da ogni angolo della regione. Una valanga di mail, post su Facebook, telefonate in diretta. Soprattutto dai borghi più remoti, quelli che ‘il servizio pubblico nazionale’ non si è mai filato, quelli che per Primocanale sono sempre parte integrante di una regione composta da 235 comuni. Tutti importanti, tutti da rispettare, da sostenere. I nodi da sciogliere sono essenzialmente due.

Il primo riguarda il riconoscimento del ruolo di servizio pubblico. Il governo non vuole riconoscercelo e lo ha dimostrato di recente con il Ddl Rai e la Legge di Stabilità. Per Palazzo Chigi pare esistere soltanto la Rai, tanto che è pronto a darle 40 miliardi di euro per i prossimi 20 anni. Senza dire cosa dovrebbe fare e quali servizi dovrebbe offrire. E senza spiegare ai cittadini per cosa si chiede di pagare 100 euro in bolletta.

Chiediamo quindi il riconoscimento del ruolo di servizio pubblico e, a quel punto, che il servizio pubblico regionale venga messo a bando. Se fossimo in grado di offrire un servizio migliore della Rai, magari a un terzo del costo, potremmo anche far risparmiare tutti i contribuenti. Chiediamo solo di fare una gara, che non vogliono fare, o in alternativa il riconoscimento del servizio pubblico integrato regionale per coprire quello che la Rai non riesce a fare.

Il secondo nodo riguarda gli enti locali. Pensiamo alla Regione, che ha le possibilità e l'autonomia per offrire una copertura informativa di emergenza. Un servizio pubblico regionale che potrebbe operare sia sulla prevenzione sia nei momenti di emergenza, integrando le carenze di servizio pubblico della Rai.

Cari amministratori, l’equazione “tanto Primocanale c’è e lo fa gratis” da oggi non esiste più. Troppo semplice contare sull’impegno umano, professionale ed economico di un’azienda privata, pronta anche a sacrificare la messa in onda della pubblicità pur di venire incontro ai cittadini. Dal disastro della Haven al processo Bilancia, dalle violenze del G8 a Genova fino alle nevicate e alluvioni che hanno sconvolto buona parte della Liguria, cos’altro dobbiamo dimostrare? Il tempo delle pacche sulle spalle è finito. Ora dimostrateci voi la volontà di avere un partner affidabile al vostro fianco. Per il bene (primario) della collettività.