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Il Sovrintendente parla anche di 'Miseria e Nobiltà', debutto il 23 febbraio
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Dai progetti per il futuro  (“La mia ambizione è quella di avere l'Opera sempre, anche d’estate  e di averla anche nello scenario del Porto Antico”)  fino all’attesa per la ‘prima’ in programma il 23 febbraio di ‘Miseria e Nobiltà’ . Nell'intervista a Primocanale con Mario Paternostro il Sovrintendente del Carlo Felice Maurizio Roi parla anche del rapporto tra Genova e il Teatro.

Chi è Maurizio Roi?
“Sono un ex ragazzo chiamato da giovane a fare l'amministratore della sua piccola città romagnola. In quell’occasione mi sono occupato di uno storico teatro del 1763 in cui erano previsti lavori di restauro per far tornare a suonare la lirica al suo interno. Così di fatto ho imparato a conoscere il teatro d'Opera, il teatro musicale: ho imparato a discutere con i cittadini sul tema e mi sono fatto un'idea di quello che è il rapporto che intercorre tra un teatro e una città. Poi un pomeriggio sono stato chiamato dalla Regione Emilia Romagna per occuparmi di un’associazione che riunisce e ordina tutti i teatri della regione. Qui ho imparato a vendere lo spettacolo. E proprio ricoprendo questo ruolo ho iniziato a conoscere Genova. Poi un pomeriggio ho incontrato l’allora sindaco Marco Doria, ci siamo messi a parlare e ora sono qui al Carlo Felice”.
 
Genova è una città che si accende per il teatro, dopo tre anni sente il sentimento che i genovesi hanno per il Carlo Felice?
“Mi sono reso conto subito del forte rapporto di amore-odio che Genova vive con il suo teatro. Ci sono due ragioni: la prima perché il Teatro rappresenta il simbolo di una storica ambizione di crescita della città, la seconda è che Genova non ha raggiunto pienamente quell’obiettivo. E’ una città ancora alla ricerca della sua identità futura. Il Teatro è il simbolo di questo sforzo, anche la sua collocazione geografica non è un caso: è al centro della città. C'è un rapporto viscerale e questo rende il teatro una cosa viva. Noi abbiamo fatto lo sforzo di aprire il Teatro alla città e i risultati sono evidenti: i teatri aumentano di pubblico quando servono”.   

La stagione è partita con opere popolari come ‘West Side Story’ e la ‘Norma’. Dal 23 febbraio al 1 marzo arriva in scena ‘Miseria e Nobilità’ di Edoardo Scarpetta affidata alla composizione di Marco Tutino. E’  un’opera commissionata.

“Nel 2015 il Carlo Felice, stracolmo di debiti, si incaricò di commissionare  questa opera, una cosa che si faceva con Verdi e Rossini. Io penso sempre che un’Opera, se vogliamo farla davvero vivere, vada scritta oggi e quindi contestualizzata, non si vive senza contemporaneità. Tutino debuttò a Genova in un momento di pieno vigore dell’avanguardia. Scrisse un manifesto in cui rimarcava l’importanza di mantenere le radici della musica che viene da Verdi e Puccini, proprio dove è la musica che parla e che si fa capire. Nel 1985 Tutino venne fischiato dal pubblico genovese. Ma per le sue idee ho ritenuto che fosse la persona giusta.  La musica è bella o brutta, complessa o semplice, capace di parlare o meno al pubblico. Credo che parlare al pubblico facendolo divertire è la chiave decisiva. Per questo abbiamo deciso di commissionare l'opera”.
 
Edoardo Scarpetta, Toto e Sofia Loren: è il 1954 con ’Miseria e Nobilità’.
“Credo che questa sia la prima volta che Scarpetta e Totò finiscono all'Opera. E’ un bellissimo testo, l'opera è ambientata nel giorno in cui si svolge il referendum del 2 giugno 1946 per la scelta tra Repubblica o Monarchia. L'orchestra del Carlo Felice si divertirà e si avrà la sensazione che il teatro d’opera è vivo. Noi dobbiamo raccontare i nostri tempi. E’ quello che faceva ad esempio Verdi”.
 
Quali sono i progetti del Teatro Carlo Felice per l’estate?
“Il nostro obiettivo è lavorare il più possibile. Già da un po’ infatti abbiamo relazioni con il Porto Antico. La mia ambizione è quella di avere l'Opera sempre, anche d’estate  e di averla anche nello scenario del Porto Antico”.
 
Lei ha aperto il teatro anche ad altri eventi della città.
“Il teatro non si gestisce in modo neutro. Ogni teatro ha una sua precisa identità data dalla sua città e dalla sua natura. Genova è una città di grandi imprese e con una cultura musicale particolare. E’ la città della parola, del teatro e dei cantautori. Lavoro perché il teatro sia aperto a tutti, vorrei che fosse aperto a tutti i generi musicali, a tutti i generi di danza, vorrei che fosse il centro della vita civile della città”.
 
 Quale sarà il futuro della Lirica dopo la legge Bray? E il futuro cosa riserva per Genova?
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Questa è una legge di salvataggio, Ora è in Parlamento ma dovrebbe arrivare alla fine: servirebbe che il nuovo Parlamento facesse una riforma seria del settore lirico italiano. Una riforma basata sulle case d’opera che hanno masse musicali stabili, definite e con un rapporto forte con il territorio”.
 
Genova deve far diventare Paganini la sua bandiera?

 “Sì, Paganini può essere un simbolo molto efficace. I genovesi sono capaci di commerciare: hanno il senso dell'affare. Paganini, oltre a essere un grande musicista, è tutto questo: era straordinariamente furbo e capace. Era davvero un artista moderno”.