politica

Spicchi d'aglio
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Dunque il servizio pubblico televisivo consiste anche nel mettere insieme una serata-accozzaglia dalla struggente città lucana che diventerà la capitale europea della cultura, con annessa bestemmia via sms. La svista può capitare a chiunque, ma che questi scivoloni volgari capitino alla Rai, dove sarebbe anche curioso conoscere il numero degli addetti alla diretta di Capodanno, non è scusabile. Invece di sospendere il malcapitato che si è fatto sfuggire il messaggino provocatorio, sarebbe più opportuno chiedere conto della gaffe a qualche mega dirigente con mega stipendio intagliabile. Se questo è il servizio pubblico della TV di Stato dell'Era Renzi-Maggioni-Campo Dall'Orto poveri noi telespettatori coatti.

Come tutti gli anni il servizio pubblico ha dimostrato di non essere un vero servizio pubblico secondo i canoni della Costituzione, ma una mera organizzazione di spettacolo, sulla cui qualità intrinseca ognuno può avere le sue opinioni. A questo baraccone con poche idee sembra verrà consegnato anche il prossimo ruolo di servizio pubblico con un metodo che potremmo definire di "concessione graziosa", cioè con un affidamento al di fuori di ogni gara, per grazia ricevuta del Padrone. Ma chi è il padrone della TV di Stato? Il Parlamento dei rappresentanti del popolo o il Governo politico ? E con che prerogativa democratica, per usare una parola forse troppo grossa, si pensa di escludere dalla possibilità di offrire altre opportunità di informazione, molte aziende italiane private, decidendo a priori che l'unico ente depositario del servizio pubblico è la Rai? Quella del ballo liscio dai Sassi con bestemmia via sms.

Tutto quello che è servizio pubblico o che tocca e incide nella sfera pubblica deve essere messo a gara, nella maniera più trasparente possibile e con altrettanto trasparente controllo. E se l'Imperatore e i suoi accoliti stabiliscono che solo Rai ha le qualità per offrire un servizio pubblico non si può tacere e ingoiare. Il senatore Maurizio Rossi ci prova a svegliare chi ancora non vuole che tutto, in Italia, passi come se fosse "proprietà privata", dai moli dei porti italiani concessi "graziosamente" sulla parola (di chi? Perché?), alle spiagge, alle autostrade, all'informazione di Stato.

Il servizio pubblico, la cui definizione nessuno prova a spiegare, non si trasmette per stato di famiglia dalla Rai della signora Tarantola a quella della signora Maggioni, dalla TV di Stato del senatore Monti a quella del segretario del Pd, Renzi, premier pro tempore.

Il servizio pubblico è materia delicata e difficile da maneggiare. Dunque prima di assegnare contratti perenni, rischiosissimi di fronte ai giudizi dell'Europa, ci pensi bene il governo.

Una bestemmia via sms, come un venticello fastidioso che spira tra il Sasso Caveoso e quello Baresano, è solo una gaffe di fronte a un inciampo colossale come una contratto fuori dal percorso di una gara trasparente e democratica. Aperta a tutti quelli che potrebbero avere titolo di parteciparvi, magari per una quota, magari a livello regionale, magari perché il territorio lo battono tutti i giorni, dalla sera alla mattina, a contatto continuo con i cittadini e non solo durante qualche sporadica "finestra", magari con prodotti di qualità e a costi infinitamente più contenuti.

Certo che parlo "pro domo mea" come operatore in un'emittente locale, ma anche e a nome di tante altre TV locali, radio e siti web, che il servizio pubblico lo sanno fare e lo fanno con fior di professionisti e con passione. Queste aziende non hanno diritto di partecipare a una gara pubblica? Perché? Per non essere in grado di organizzare la Grande Accozzaglia di Capodanno (fuori i costi signor ad della Rai!)?

Ma è poi solo questo il tanto decantato servizio pubblico o non, forse, essere "a servizio" di un territorio e della sua gente 24 ore su 24?