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E ci si interroga sul futuro della Festa dell'Unità
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Chissà se a fine agosto si svolgerà la Festa dell’Unità? Forse sì, certamente se sì, in versione ridotta: qualche banchetto, magari soltanto i Gloriosi Compagni di Crevari a tenere alto il nome del partito, spolpato in pochi anni da un’ impensabile carovana di errori, presunzioni, leggerezze, convenienze, manovre. Non solo di Matteo Renzi, anche di alcuni leader locali.

Si faccia o no, il ruolo del Pd a Genova e nel Tigullio è a dir poco ininfluente. Quando alcuni poveri consiglieri di buona volontà e certa rettitudine come Alberto Pandolfo, Cristina Lodi, Alessandro Terrile, parlano, protestano, chiosano, si ha la sensazione che non li stia a sentire nessuno. Primo a non sentirli il loro elettorato, sbiadito dalla sconvolgente evoluzione della crisi post elettorale.

Gli sconfitti hanno quasi sempre un ruolo. Gli Inesistenti no. Il rischio del Pd è che diventi inesistente, a macerarsi su proteste e opposizioni che non riescono a raccogliere il minimo di consensi. Le stesse facce di dieci anni fa non reggono più l’impatto violento con una realtà cambiata completamente ( magari non in bene) ma stravolta dalle fondamenta, nelle regole, nei rituali, negli interessi.

Il destra-sinistra o sinistra-destra dei grillo leghisti, a seconda dell’attimo della trazione, o Di Maio o Salvini, ha sbaragliato anche il notabilato locale del partito, ancora legato o affezionato a temi che , letti a tre mesi dalle elezioni sembrano lunari.

Ecco, anche a Genova il Pd dovrà scendere dalla luna. In Liguria, grazie a sindaci come Enrico Ioculano, Mirco Bardini, Paolo Pezzana, il buon nome del partito tiene. Il lavoro grosso va fatto in casa di Bucci.