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Quei rapporti così lontani dai valori del Bambino
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C'è un prete a Genova, che conosce le questioni del lavoro come e più di un imprenditore o di un sindacalista. Si chiama don Luigi Molinari e da anni sta sulle barricate con un solo, dichiarato obiettivo: salvare i posti di lavoro. Un impegno nel quale si cimenta sotto traccia, lontano dai riflettori e che lo ha spinto, in alcune circostanze, anche a entrare in rotta di collisione con le gerarchie ecclesiastiche. Se don Molinari incarnasse i rapporti esistenti fra la Curia e la politica, chi avrebbe da ridire?

Il problema è che in questi rapporti c'è un secondo livello. A volte inconfessato e persino inconfessabile, a volte manifesto. A quest'ultima categoria appartiene l'iniziativa con cui lo scorso anno il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco mise intorno allo stesso tavolo i principali protagonisti della vita pubblica, esortandoli a trovare un punto d'incontro per realizzare i progetti che dovrebbero rilanciare l'economia della città e dare una mano anche a risollevarne le sorti sociali.

Azione lodevole, si dirà. Il suo successivo naufragio, tuttavia, fa sorgere il dubbio che sia stata solo una ostentazione di potere temporale, una chiamata utile a mettere in chiaro che la Curia conservava una sua forza proprio mentre il suo principale esponente veniva messo in discussione, a Roma, nella sua veste di presidente della Cei.

E comunque, anche a guardar dentro i contenuti, non si può non rilevare quanto il cardinale si sia speso a sostegno del trasferimento di Ingegneria a Erzelli. Mosso dalla convinzione diffusa che quello sia un progetto essenziale per il futuro di Genova, come la propaganda dei diretti interessati all'operazione ha ripetuto nel tempo. Non risulta, però, che la Curia si sia soffermata sulle osservazioni di chi nutriva e nutre dubbi in proposito ne' che sia andata almeno ad ascoltare il pensiero dei docenti e, soprattutto, degli studenti.

Si è appiattita, cioè, sul pensiero dominante dei potenti. Esattamente come ha fatto quando l'ex governatore ligure Claudio Burlando ha rinunciato al posto in Fondazione Carige che toccava alla Regione, donandolo alla Curia. Se n'è fatto un vanto, Burlando, affermando che lui con i gestori della banca - in particolare l'allora presidente Giovanni Berneschi - non voleva "aver nulla da spartire". A parte che una cosiddetta autorità civile avrebbe avuto il dovere di denunciare, pubblicamente o nelle sedi opportune, i suoi sospetti, perché un politico poteva chiamarsi fuori e invece non lo ha fatto la Curia, che quel posto se lo è preso come se entrasse in un convento delle Orsoline? Se c'era un problema di opportunità, non avrebbe a maggior ragione dovuto porselo la gerarchia ecclesiastica genovese?

Qualcosa di più di quel rapporto si è capito quando Bagnasco, commentando l'avviso di garanzia arrivato alla candidata Raffaella Paita, sostenuta da Burlando, per l'ennesima alluvione genovese, se ne uscì parlando di "giustizia a orologeria". Fu il solo e l'unico a tirar fuori l'argomento. Solo un caso, o c'entravano il grazioso regalo ricevuto in Fondazione Carige, il finanziamento regionale per la ristrutturazione dell'ospedale Galliera e magari altre partite di cui neppure si è a conoscenza?

A pensar male si farà peccato, ma non si può non notare la diversità del modus operandi di certi preti della frontiera genovese rispetto a quello della Curia. La quale rivela un tratto molto poco francescano - nel senso di Papa Francesco - proprio mentre il Pontefice prova a rivoluzionare certi costumi del potere temporale della Chiesa. Con una politica che a parole sostiene l'azione del Vicario di Cristo, ma intanto coltiva le vecchie pratiche, come potrebbe ben spiegare l'ex ministro Claudio Scajola, il quale i suoi rapporti con i cardinali li ha giocatori su due tavoli: quello romano, quando era un fortissimo esponente di governo, e quello con le gerarchie ecclesiastiche liguri.

Difficile dire se e come le cose potranno cambiare. Certo verrebbe da affermare che allestendo il Presepe per il prossimo Natale, la culla del Bambino andrebbe lasciata vuota. Perché la storia, anche recente, dell'umanità e del Paese, racconta che in molti momenti siamo stati lontani, lontanissimi, dai valori del suo messaggio. E questo è uno di quei momenti.