cultura

2 minuti e 45 secondi di lettura
 Onore al principe Domenico Pallavicino, che apre il suo palazzo scrigno alla città, offrendo una nuova preziosa attrattiva al percorso storico diventato una grande chance per Genova. Non è stato il primo della casta nobiliare genovese e di altre importanti famiglie genovesi a compiere questa azione, giustamente celebrata, e c'è da augurarsi che non sia l'ultimo. 
Gli esempi sono sulla punta delle dita, recenti negli anni, come i Bruzzo che hanno trasformato Palazzo Lomellino in via Garibaldi in un museo e lo tengono costantemente in attività, o come i Viziano, che di sangue blu non sono, ma hanno animato con grande vivacità il palazzo della Meridiana, cerniera mirabile tra Cairoli e Garibaldi. E andando indietro nel tempo non si possono dimenticare gli Spinola, tra le più antiche casate genovesi per quel che hanno donato alla città, a incominciare dal palazzo in Pellicceria e che con la loro Fondazione contribuiscono alla vita culturale della città.
 
 Ma tutti gli altri? Ci sono molti segreti ancora da svelare a un grande pubblico che lentamente, ma costantemente, sta scoprendo Genova e il suo patrimonio unico, quello dei Rolli, ma anche altri e non solo nella via Aurea, la via Garibaldi di oggi, che  alla fine dell'Ottocento la munificenza della duchessa di Galliera Anna De Ferrari disvelò, donando alla città Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, con un'azione che significava di fatto l'apertura di una vita culturale alla città.  Che ne sarebbe stato del destino di via Garibaldi, se quella munificenza non si fosse dispiegata?  Altro che patrimonio dell'Unesco e politica dei Rolli! 

 
 Quella strada di generosità (e anche di necessità, spiegata con l'assenza di eredi per un patrimonio immenso come quello dei De Ferrari Galliera, veri Rothschild dell'epoca in quell'Europa dei grandi assestamenti) ha ancora un bel percorso da compiere per costruire un grande circuito che passi dalla piazza Fontane Marose dei Pallavicino, alla via Aurea, ai Rolli dei “caruggi” con le sue pietre preziose incastonate in tanti angoli faticosamente recuperati al percorso turistico-storico.
 
 Se si ricorda che nel 1980 la Regina Elisabetta d'Inghilterra compì una storica visita a Genova, solo per visitare la mirabile quadreria ospitata da uno dei palazzi ereditati dalla famiglia Cattaneo-Adorno in via Balbi, si capisce quali segreti non sono ancora del tutto disponibili.
 
 Quel palazzo, che ora fa parte di una eredità frazionata tra gli ultimi discendenti Cattaneo Adorno, i due fratelli, Giacomo e Marcello, sarebbe sicuramente una delle attrattive più forti, considerando che una regina si fece costruire una intera visita in una città non capitale come Genova per avere il piacere di entrare nel palazzo di via Balbi. 
 
Ogni tanto i nobili portoni di quel palazzo, colmo di opere d'arte, si apre per visite riservate. Ma quanti genovesi lo hanno potuto visitare e quanti turisti delle nuove correnti in corsa nei percorsi delle città d'arte, istruiti e affamati, ambirebbero ammirare quei tesori semi nascosti?
 
E' solo un esempio, forse il più importante di quello che ancora si può spalancare in questa città, che non a caso ha sempre avuto la fama di custodire bene i suoi segreti. Intanto viva il principe Pallavicino.