Con la decisione ufficiale di rifiutare la candidatura a sindaco di Genova che gli è stata offerta dal Pd, Luca Borzani costringe il partito egemone da quarant’anni a scegliere che cosa vuole fare da grande. Borzani, alto profilo della generazione passata dice : basta girandole di nomi, decidete prima che progetto di città volete. Io con questo metodo non mi ci trovo, ci vogliono altri. Gli altri, a questo punto, devono essere personaggi della nuova generazione. Teste diverse, metodi diversi, esperienze all’estero, linguaggi attuali. Sennò il Pd lasci il testimone, lo passi. A chi non lo so, certamente non a un rappresentante della vecchia sinistra.
Bella sfida. In realtà Borzani, legato al sindaco Doria, da gran signore quale è, non ha voluto diventare il suo killer per mano di altri. Se quelli del Pd non hanno saputo guidare questi disastrosi ultimi dieci anni, si devono arrangiare. Chiamino pure Guerini (che avevano già chiamato prima delle regionali e che, visto quanto è successo non aveva dato ai locali splendidi suggerimenti), chiedano a lui che cosa fare. O al premier quando arriverà.
Il Pd a Genova deve girare a sinistra se vuole provare ad arrivare al ballottaggio. Qui la Destra o è leghista o ormai è totiana. E’ una destra poco disposta a scendere a patti con i nuovi renziani del partito della Nazione. L’alleanza, dunque, non può che essere di sinistra perché Genova finora è così e Renzi e i suoi delegati in loco devono farsene una ragione.
La borghesia che ha votato Doria e che avrebbe votato il presidente di Palazzo Ducale è la borghesia di Castelletto, studi o dai Gesuiti dell’Arecco (quando c’erano) o al liceo Colombo, radici cattoliche progressiste segnate da don Piana e don Gallo. Borghesia abbastanza colta, che va a teatro e alle mostre, che legge i libri, professionisti scafati e qualche raro imprenditore. Questi non votano un nome pescato nel centrodestra dialogante.
Gli altri borghesi hanno scelto Toti e intendono credere in lui, nel suo progetto e anche nella sua alleanza. Se troverà un buon nome Toti avrà delle chances.
Poi c’è una piccola riserva di conservatori di centrodestra che sperano in una grande coalizione anche a Genova: un nome giovane e salvifico, trovato nelle maglie slabbrate della società civile, uno che dialoghi un po’ di là e un po’ di qua. Una persona educata e sobria. Di bell’aspetto, magari donna , magari professionalmente in spolvero, pronto/a a sacrificare i primi anni di carriera per la sua città, ma con prospettive di avere un buon trampolino sociale. Auguri se lo troveranno. Ma sarà difficile che questa persona riesca a catalizzare anche gli elettori storici del centro sinistra. Gli elettori del Pd a Genova sono ex elettori del Ds/Pds e soprattutto Pci. Ci sono ancora, basta girare le sezioni (ops, i circoli), basta stare nei Municipi, nei quartieri del ponente e delle vallate dove i problemi sono la sicurezza quando si esce di casa e la sopravvivenza in una città che le sinistre hanno lasciato andare in stato pre-comatoso. E non il Blueprint o il volo lowcoast per Fiumicino.
Benvenuto, dunque, caro Guerini. L’Unificatore Borzani vi ha rispedito l’invito al mittente, rendendosi anche conto che se avesse accettato sarebbe andato allo sbaraglio. Ora le primarie si avvicinano di più. A meno che non siate costretti a chiedere al marchese Doria di rinunciare a fare il professore ordinario fino a settant’anni per andare a uno scontro in città molto, molto incerto.
A meno che, alla fine, il nome giovane, nuovo e unificante non lo trovi Beppe Grillo.
politica
Il "no" di Borzani mette il Pd alle corde
Spicchi d'aglio
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