cultura

Viaggio tra mari, monti, focaccia, resistenza, De Andrè e il dialetto
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“Abbiamo i monti, abbiamo il mare e non ci manca niente”: i panorami mozzafiato della Liguria sono uno dei punti di maggiore orgoglio dell’essere genovesi degli studenti che abbiamo intervistato. Dall’Appennino al mare in una discesa che ricorda quasi quella di Annibale quando valicò le Alpi con il suo esercito, un Annibale che strinse, forse qualcuno non se lo ricorda, un’alleanza proprio con gli antichi popoli liguri contro Roma: nella battaglia di Canne, pur in inferiorità numerica, ebbe la meglio di un esercito romano che poteva contare centomila uomini.



Centomila possono essere le ragioni per essere fieri di essere genovesi e queste sono solo alcune di quelle che rispecchiano i ragazzi intervistati, di sicuro i panorami mozzafiato della nostra regione (“Per fortuna non abbiamo la nebbia!”) sono al primo posto della classifica, seguiti come vedremo a pari merito da i prodotti tipici della cucina ligure e dalla passione per la musica.

“Abbiamo il pesto, abbiamo la focaccia al formaggio e abbiamo De Andrè”, dalla risposta di una ragazza si racchiudono due degli aspetti principali di cui la Liguria può andare molto fiera: le specialità culinarie tipiche liguri e la storia musicale della città di Genova che oltre a De Andrè, di sicuro uno dei cantautori più amati, ha ispirato personalità del calibro di Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Ivano Fossati e Francesco Baccini e più recentemente gli amatissimi Ex-Otago.

“Abbiamo resistito all’attacco dei nazisti, abbiamo vinto tutto” rimane ancora forte, anche in alcuni ragazzi,  il sentimento e lo spirito della lotta partigiana che sia nella città di Genova, ma soprattutto nell’entroterra ligure provò di ostacolare fin dall’insediamento il regime fascista di Mussolini e per tutto il durare della seconda guerra mondiale.

“A mëgio mëxinn-a a l'è o decotto de cantinn-a”(La miglior medicina è il "decotto" di cantina), a fare compagnia a pasta al pesto e focaccia al formaggio perché non accompagnarci una bella bottiglia di vino? Qualche proverbio in dialetto genovese quindi rimane nei cassetti della memoria dei ragazzi liguri, grazie a nonni e parenti qualche “rimasuglio” di un dialetto, una lingua quella ligure, meravigliosa, per fortuna viene ricordata anche dai più giovani. Un segno evidente che il dialetto genovese sia di sicuro un dei punti di orgoglio genovese non solo delle vecchie generazioni ma anche per i ragazzi.