cronaca

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Ilva, Finmeccanica, Selex e la tanto ventilata entrata in politica. E' un Maurizio Landini a tutto campo quello che ha parlato in un'intervista esclusiva a Primocanale.

Il segretario generale della Fiom è partito dai temi legati all'Ilva e alle ultime mosse del governo. “La decisione presa dal governo di fare finalmente un decreto e di passare a un’amministrazione straordinaria con un intervento diretto dello Stato nella gestione è quello che noi chiedevamo da anni. Credo che questa sia la condizione minima per poter fare ripartire rapidamente un progetto di rilancio di tutto il gruppo. Abbiamo chiesto che il governo la prossima settimana ci convochi, perché il decreto deve immediatamente far partire la nuova società e deve indicare con precisione il livello d’investimenti necessari e il piano industriale, in modo che sia all’interno che all’esterno della gestione il messaggio inviato è che si sta avviando un processo serio di rilancio di un gruppo siderurgico decisivo per il nostro Paese. Un gruppo che difenda l’occupazione e che cominci a produrre senza fare danni ai lavoratori e all’ambiente esterno”.

Landini si esprime anche sulle possibili contromosse di Riva. “Di problemi ne sono stati creati abbastanza e credo che sarebbe utile rispettare le decisioni che sono state prese e mettere in condizione la nuova società che si forma di avere le risorse necessarie. Del resto, l’amministrazione straordinaria permette di poter sbloccare i soldi che sono stati sequestrati dal tribunale e investirli all’interno”.

Il segreatrio della Fiom ha poi parlato della recente cessione di Ansaldo Sts a Hitachi. “Non siamo convinti di quell’operazione e vediamo una contraddizione. Il governo che si pone il problema di un intervento pubblico per salvare Ilva è lo stesso che vende un pezzo importantissimo della nostra industria, cioè il settore dei trasporti. Com’è noto, la nostra posizione era di costruire un settore pubblico dei trasporti, che poteva significare anche accordi con grandi gruppi internazionali ma non la perdita del controllo. Vediamo il rischio di un’operazione fatta solo per fare cassa e non vediamo una certezza d’investimenti. Vogliamo che ci siano garanzie precise, che non abbiamo ancora capito, C’è il problema di tutta Finmeccanica e di un piano industriale dai contorni non ancora chiarissimi. Non penso si possa ragionare solo in termini di fare cassa o di far quadrare i conti”.

Sull’annuncio di una riduzione di personale in Finmeccanica fatto da Moretti al Financial Times, Landini è categorico:“Non siamo d’accordo. Non siamo disponibili ad accettare che ci siano licenziamenti e chiusure di stabilimenti . E’ inaccettabile per un gruppo come Finmeccanica", ha detto Landini. "Lo abbiamo detto all’ad, lo abbiamo detto pubblicamente e abbiamo chiesto anche che su quello che sta accadendo in Finmeccanica ci siano delle audizioni parlamentari in cui si ascolti anche il punto di vista dei lavoratori e non solo quello di chi dirige l’impresa. Le competenze e le qualità che ci sono in quel gruppo non possono essere disperse e il piano industriale deve avere tra gli obiettivi quello della difesa dell’occupazione. Il calo dell’occupazione o dei siti è un prezzo che non siamo disposti a pagare”.

Si è passati poi alla questione Selex e Landini ha ricordato i sacrifici già fatti dai lavoratori.  “Abbiamo alle spalle un accordo difficile, che ha fatto fare dei sacrifici anche alle persone quando si è costruita la grande Selex. Oggi vediamo che ci sono ancora ritardi sul piano organizzativo, sul piano degli assetti dirigenziali, sul piano del funzionamento e cis sono delle scelte che devono essere compiute. Non è ancora chiaro l’intreccio tra il piano elaborato anche grazie all’impegno sofferto dai lavoratori qualche anno fa e le nuove scelte industriali che il gruppo vuole fare. Le scelte sui prodotti strategici devono essere fatte”.

Parlando del rapporto di scarsa empatia  con il premier Renzi, Landini ha chiarito la contrarietà del proprio sindacato al Jobs act. “Per me il problema non è mai personale. Il problema sono le cose che si fanno. Credo che in questa fase ci sia un tentativo di voler delegittimare il sindacato e di non voler fare i conti con quello che stiamo proponendo. Dire che ogni volta che la Fiom o la Cgil parlano la buttano in politica, credo che sia un’operazione poco intelligente che non vuole fare i conti con i problemi . Il problema è che i provvedimenti che il governo ha preso sul lavoro vengono visti dai giovani e da chi lavora non come una lotta alla precarietà ma come un riduzione dei diritti. Nei fatti siamo di fronte a un governo che su questi provvedimenti ha scelto di stare da una parte sola, cioè con la Confindustria. Il governo ha scelto una strada di riduzione del salario e dei diritti. Non siamo assolutamente d’accordo, la partita non è assolutamente finita. Abbiamo proposte su tutto e non abbiamo intenzione di accattare un ritorno indietro di cinquant’anni per la condizione di chi lavora dentro le fabbriche. Siamo pronti anche a promuovere referendum abrogativi”.

Landini ha smentito ogni possibilità di una sua entrata diretta nell'agone politico. “La Fiom e la Cgil in politica ci sono da cent’anni. Il sindacato in Italia ha sempre avuto un’idea politica autonoma, per il semplice fatto che nel difendere i lavoratori abbiamo un’idea chiara della società che vogliamo affermare. Su questo andiamo avanti. Fondo un partito? Sono tutte balle, non ci abbiamo mai pensato. Il mio compito è difendere i lavoratori al meglio e di unire il mondo del lavoro, perché non è mai stato diviso come adesso”.

Infine, il segretario Fiom ha annunciato una mobilitazione per l'ultimo sabato di marzo. "Per il 28 marzo abbiamo proclamato una grande manifestazione a Roma, proprio per dire al governo che la partita non è chiusa e che la strada che ha scelto non ci piace. Ci auguriamo che sia una grande manifestazione e siamo pronti a utilizzare ogni strumento se necessario. Il governo stia tranquillo che noi il nostro lavoro lo facciamo fino in fondo”, ha concluso Landini.