"Berlusconi torni leader e aiuti Renzi". Con queste parole, pronunciate in una intervista alla Stampa, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha compattato le varie anime di Forza Italia che fanno del no al governo un punto politico irrinunciabile. Alfiere dell'unità del centrodestra, perché questo mette in dubbio Confalonieri vista la linea della Lega, neanche a dirlo è il governatore ligure Giovanni Toti: "La posizione del partito è chiara, piena e netta opposizione a Renzi".
Ma in Liguria non tutti la pensano così. A dircelo è quanto avvenuto durante la fase pre-elettorale a Diano Marina, piccolo comune della Riviera di Ponente. Prima del voto e della conferma a sindaco del leghista Giacomo Chiappori, con il conclamato appoggio di Toti stesso e dell'assessore regionale all'Urbanistica, l'imperiese Marco Scajola, Diano è stata il laboratorio della Forza Italia in versione Confalonieri.
È andata avanti a lungo ed era arrivata quasi a dama la trattativa per un accordo, e una lista unica, fra alcuni berlusconiani di lungo corso, in primis l'ex sindaco Angelo Basso, e il Partito democratico. Sembrava la classica bega paesana, una frattura all'ombra del campanile e nulla più.
Invece c'era dell'altro, molto altro. Lette le parole di Confalonieri e constatato che la vicenda dianese traeva origine dalla posizione assunta da un gruppo di fedelissimi dell'ex ministro Claudio Scajola, il gioco è diventato scoperto. Diano doveva essere la prova generale di una iniziativa politica più ampia, l'avvio di un discorso che avrebbe dovuto riesumare il Patto del Nazareno - l'intesa fra Berlusconi e Renzi - aggiornandolo secondo le necessità del momento e del futuro.
Tutto è naufragato, questo sì, per un tipico conflitto paesano (il piddino Dino Sciolli non ha voluto neanche sentir parlare del ritorno in campo come assessore del rivale storico Basso), ma non si può dire che l'aborto del progetto sia definitivo.
È questione di agibilità e di spazio politico. Una solida amicizia lega da sempre Scajola senior a Confalonieri e l'ex ministro, pur non essendosi mai esposto sull'argomento, non ha mai preso le distanze dal negoziato con il Pd. Riservatamente, anzi, lo avrebbe sostenuto.
E lì è venuto di nuovo fuori il conflitto familiare che lo divide dal nipote Marco, schieratosi fin dal primo momento con Toti e deciso nel rivendicare pubblicamente il fatto che la Forza Italia ufficiale è la sua, quella che a Diano ha sostenuto l'unità del centrodestra riportando al successo Chiappori.
Capitolo chiuso? Toti va avanti per la sua strada coltivando le proprie ambizioni di leadership e Marco Scajola sta con lui in piena lealtà, mentre Claudio Scajola, che dopo tanti guai giudiziari superati non ha riposto il desiderio di ottenere una rivincita a livello nazionale, ricomincia le sue grandi manovre. Ora che l'azienda sta riprendendo potere in seno a Forza Italia, la sponda dell'amico Confalonieri potrebbe rivelarsi quanto mai utile. La storia sembra solo all'inizio.
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Il filo-renzismo di Confalonieri e le mosse dell'ex ministro Scajola
Diano Marina laboratorio dell'asse fra parte di FI e Pd
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