economia

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Quando un essere umano vuole riposarsi o addirittura dormire tranquillo cerca un luogo isolato dal mondo: uno chalet in un bosco, un'isola del Pacifico. Il silenzio concilia il sonno.


Genova è una città di silenzi, cone sostiene Renzo Piano con una buona dosa di spirito provocatorio, ma il guaio è quando diventa silenziosa. Cioè ininfluente.


Ora lo è e la colpa dell'ininfluenza di Genova è il suo essere tagliata fuori dall'Italia e dall'Europa. Scrivo questo proprio ora, nel pieno della campagna per la Europee che mai come questa volta sono decisive: se vince il conservatorismo è finita. Se vince la linea dell'alternativa all'austerità ci saranno sboocchi anche per l'Italia.


E Genova?
Beh, Genova rischia di non avere giovamento nemmeno da questi ipotetici sbocchi futuri.
Come fa a prendere ossigeno? Come fa l'ossigeno dell'Europa a arrivare a Genova?


In

L'aeroporto? Non scherziamo: lo scalo è terzomondiale, si ferma per il volo dei gabbiani e si annulla quando un Canadair esce fuori pista.
L'autostrada. Signori noi sopravviviamo ancora grazie alla Camionale degli anni Venti! Ce ne rendiamo conto prima di strafalcionare cavolate contro la Gronda? Un'autostrada che, nel tratto Serravalle-Genova è simile a un strada di valico alpino e non certo a una strada veloce.



La ferrovia. In questo caso il dolore diventa lancinante e si manifesta quando per un qualsiasi evento (frequenti ormai) l'unico binario che ci unisce alla Francia si interrompe. In quel caso sciagurato Genova e la Liguria diventano isole in un mare in tempesta che nessuna nave può affrontare. L'isolamento è assoluto e con l'isolamento la macchina della città non funziona più perché il carburante degli affari, dei commerci, delle relazioni non arriva.


Ora non servono più le analisi. L'Expo 2015 è alle porte e Genova rischia di starne fuori.
La politica deve fare la sua parte fino in fondo, al di là delle maggioranze. Deve ritrovare l'orgoglio di quelli che nel dopoguerra hanno riscostruito dalle macerie. Il comunista Adamoli e il democristiano Pertusio erano diversi: uno era un vero comunista perbene e l'altro un vero democristiano perbene. Sorretti tutti e due da forti ideologie contrapposte. Ma quando bisognava andare a Roma a battere i pugni sul tavolo, ci andavano insieme. Addirittura utilizzando due cuccette e una sola cabina per risparmiare soldi pubblici (altro che cene e aragoste a sbafo!) e le bandiere con la falce e martello e lo scudocrociato restavano fuori dalla porta.