Lo chiamavano, all'inizio dei tempi, inceneritore. Poi è diventato il biodigestore, poi ha cambiato ancora none. Poi accanto - in qualsiasi cavolo di modo si chiamasse - ci voleva un compattatore. Poi, bruscamente, è diventato “il forno”, che tutto brucia, annichilisce, riduce in fumo. Ma dove finiva quel fumo?
Poi è passato di moda è la parola magica è diventata la “raccolta differenziata” con accanto il numero magico e progressivo di quanta di questa raccolta differenziata eravamo in grado di fare noi genovesi, solerti, obbedienti e sopratutto in linea con un modello moderno, efficiente, preciso di stampo nord europeo, che proiettasse il destino della nostra rumenta in uno sviluppo progressivo, inarrestabile: appunto la perfezione nella raccolta della rumenta stessa. E il futuro è diventato quella perfetta linea di sacchetti con ognuno il suo colore e il suo contenuto indicato inesorabilmente: umido, solido, carta, vetro eccetera eccetera.
Insomma il nostro destino era tracciato, perfetto lineare e inesorabile per liberarci della rumenta secondo criteri nuovi, sempre più moderni e inequivocabili. Vorremmo dire meglio: il nostro destino era segnato.
Dopo i sacchetti ammonticchiati fuori dai portoni, dopo i primi contenitori di acciaio pesante posati nelle strade, dopo i tempi eroici della NU con gli spazzini numerosi e solerti con quelle grandi scope spazzatutto.
Ecco l'era inarrestabile della modernità...
Appunto c'era una volta.....come nelle favole. Oggi la favola è la montagna incombente di Scarpino, degna di un film horror che incombe sulla città. Chiusa per sovraccarico, ma pesante come una minaccia catastrofica.
Oggi la favola è la caccia disperata alle discariche, dove sepellire i nostri rifiuti a prezzi sempre più alti, l'andarivieni dei mezzi dell'AMIU a raccogliere e pulire una differenziata che forse in Burundi sono più veloci a fare. Oggi la favola, o meglio la realtà, è una città che non si riesce a pulire come meriterebbe la sua storia, ilsuo destino turistico, la sua decenza civile.
Chi ha sbagliato? Ma come sempre quelli che non decidono mai per paura di quelli che devono pagare le tasse, fare la differenziata, portare i sacchetti giusti e incazzarsi perchè la città è sporca. Signori questo è il circolo della rumenta.
politica
Il circolo della rumenta, le favole del Comune
Caccia disperata alle discariche
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