Cronaca

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"Il brutto di Internet", scriveva su questo sito il nostro Direttore, Mario Paternostro, nei giorni scorsi. Con giusta ragione, riferendosi all'uso distorto che spesso viene fatto di un mezzo di grande democrazia come il web, partendo dall'analisi dei commenti -i cosiddetti "post" per chi mastica il gergo di Internet- che vengono associati alle notizie.

Leggendo quello che Paternostro ha scritto, mi è venuta voglia di ribaltare la questione e aprire una discussione sul "bello" di Internet, sulla potenzialità che un sito piccolo, ma agguerrito come il nostro può avere. A beneficio di tutti. Quando con Stefano Celso, amministratore delegato di Mediamouse (la società informatica del gruppo Primocanale) abbiamo studiato la rielaborazione del sito, abbiamo avuto sin da subito le idee chiare: non un portale dove l'utente navigatore fosse soggetto passivo, bensì un portale al quale tutti avrebbero potuto contribuire, collaborare, in pieno stile "web 2.0", ovvero il sistema che permette a chiunque di condividere informazioni e mettere in circolo dati, idee, spunti, stimoli.

Ecco perchè abbiamo deciso di aprire ai commenti, di permettere a chiunque, in piena libertà, di dire la propria, anche a chi fosse passato da qui una sola volta e quindi senza l'obbligo -spesso fastidioso- di registrarsi. Insomma, una sorta di "anarchia" del web, dove chiunque potesse esprimersi liberamente. Con un solo vincolo, non scritto: rispettare gli altri, seguendo le regole della convivenza civile. Nessuno vieta quando siamo al bar, su un autobus, su un ascensore o quando si è in coda alla posta, di "attaccare" discorso con i vicini, con chi sta già parlando. Nessuno vieta di dire la propria, di dare un contributo a una discussione. Succede nella vita di tutti i giorni. Ecco, su Internet vorremmo succedesse la stessa cosa. Con la più ampia libertà. Questo è quello che consideriamo il "bello di Internet". E che vogliamo difendere.

Qualcuno chiede che si inserisca un sistema di registrazione degli utenti, di identificazione. Non ci vorrebbe molto per farlo. Anzi, saremmo già pronti per intervenire, per imporre la richiesta del nome e cognome, di un indirizzo e-mail. Ma vorrebbe dire "ingabbiare" gli utenti, associarli a un numero, a un codice. Una filosofia lontana da quella dell'agorà, di una piazza aperta a chiunque voglia passarci anche solo una volta.

Cerchiamo, tutti noi che abbiamo interesse affinchè il web rimanga davvero libero, di fare in modo che le cose non cambino. Rispettando poche regole: presentarsi (quando si partecipa a una discussione, almeno il nome sarebbe carino dirlo), non insultare alcuno, esprimere le proprie idee senza calpestare quelle degli altri. Altrimenti ci costringerete, come spesso abbiamo fatto, a eliminare i commenti. Senza possibilità di depurarli delle parolacce o di altro di offensivo che potrebbero contenere.Cerchiamo di salvaguardare il "bello" di Internet: la libertà che troppo spesso altrove non abbiamo.