politica

Il commento
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Qual è lo spettacolo più divertente da seguire in questo elettrizzante momento genovese, quindici giorni dopo la sentenza elettorale? Siamo incerti tra il film di Marco Bucci e dei suoi che entrano nella stanza dei bottoni e quello del Pd, e anche un po' dei suoi post alleati, che si contorcono in una sconfitta storica e sbattono qua e là come pesci in un acquario dopo una scossa elettrica.

Certo che il cazziatone del nuovo sindaco alle otto di mattina all'ufficio informatico, che non “copriva” il servizio, è stato un bel segnale del “nuovo” che arriva nella grande ed elefantiaca macchina comunale, abituata al suo metabolismo digestivo da decenni e decenni, senza mai una scossa.

Quel sindaco manager che va a barricarsi nel suo ufficio e incomincia con il piglio di un capo azienda, interventista su tutto, determinato e anche duro e si incavola se ci mettono troppo tempo a cambiare l'indirizzo di una email è un bello spettacolo o almeno è uno spettacolo nuovo che scuote le colonne di palazzi, corridoi, anticamere, dove il ritmo era quello quasi cristallizzato da una consuetudine imputridita.

Ma che volete, Bucci è uno che ha sempre lavorato in aziende private e salvo l'ultimo periodo a Liguria Digitale a conduzione pubblica, ignora perfino il linguaggio pubblico-politico. Ce ne eravamo accorti durante la sua campagna elettorale che non vedeva l'ora di applicare i suoi meravigliosi criteri di gestione e di organizzazione del lavoro dentro al palazzo comunale.

Ora il problema è se riuscirà a imporre un altro ritmo, un altro clima, a scuotere le migliaia di dipendenti municipali o se saranno loro a bloccarlo, a frenare la spinta che porta avanti anche un nuovo linguaggio. Quello che è certo è che ne vedremo delle belle. E se estendiamo l'osservazione ai suoi nuovi assessori e perfino ai consiglieri delegati, che prendono ora in mano le redini dell'amministrazione civica, probabilmente entrando nelle loro stanze se non come elefanti in cristalleria almeno come “corpi estranei”, il film da vedere diventa appassionante.

Va in scena qualcosa che non avevamo mai visto, neppure ai tempi di Biasotti che aveva conquistato la Regione. La macchina comunale è molto più affilata e labirintica nello stesso tempo.

L'altro film, quello delle contorsioni Pd è, forse, più prevedibile e un po' più triste, ma è anche una vera “prima”, con tutte le sue sorprese. In due anni hanno perso la Regione, Savona, Spezia e in qualche modo anche il ruolo di presidenza della nuova Autorità Portuale. Hanno perso tutto, sono in mutande e cosa è successo? In una sorta di quasi disinteresse nazionale, più pesante di fulmini e saette, si è dimesso il segretario provinciale, il povero Alessandro Terrile ed è cominciata una esilarante discussione su commissariamenti, triumvirati, diarchie, traghettatori, sommergibili e incrociatori da battaglia.

Oltre al dimissionario nulla. Gli altri tutti allineati e coperti, come se niente fudesse. Il ministro Orlando, che a casa sua ha preso una sberla da ko nella super roccaforte spezzina, dopo avere perso le Primarie contro Renzi, è imperturbabile nel suo ruolo di Guarda Sigilli e di avversario di Renzi, rimbalza da un Convegno a una tavola rotonda a un talk show, anche lui come se niente fudesse.

La ministra Pinotti? Non pervenuta. Forse ha preso la cittadinanza emiliana o toscana, chissà. I deputati e senatori, che se li nominiamo, a parte il dolente Mario Tullo e Lorenzo Basso, comparso con Enrico Letta, è come se riesumassimo degli ectoplasmi. C'è chi si nasconde, chi striscia in silenzio, cercando di evitare di farsi notare, che maniman si pregiudica la chance di farsi candidare o ricandidare alle prossime politiche. Vero vice presidente Pippo Rossetti?

Insomma, ci sarà qualcuno che pensa di organizzare, se non una ritirata, almeno la difesa di quel che resta, preparando una adeguata opposizione? Manco per idea. Il modello è ancora quello della fantasmatica opposizione in Regione, capeggiata dalla sconfitta numero 1 di questi anni, la Raffaella Paita. Si sono opposti tanto bene al regime Toti in regione che quello gli ha portato via tutto, da Ventimiglia a Spezia. Ci manca Imperia, ma basta aspettare...

L'avete capito: è quasi più divertente il film degli sconfitti, rispetto a quello dei vincitori. Ma siamo pronti a cambiare giudizio e anche spettacolo. In fondo la nuova stagione è appena cominciata.