politica

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“Burlando ha sbagliato, quella frase è sbagliata”. E’ un tweet comparso con l’hashtag domenicalive@matteorenzi. Il premier lo ha detto anche in video, a Canale 5, intervistato da Barbara D’Urso, osservando: “Burlando ha sbagliato, ma si è scusato e da lì ripartiamo”. Gentile presidente Matteo Renzi, ringrazio lei insieme con tutti coloro che ci hanno fatto pervenire la loro solidarietà per l’improvvida frase pronunciata dal governatore ligure – “Farete una brutta fine perché siete una roba inqualificabile” – ma faccio presente a tutti che Burlando non si è affatto scusato. Ho letto la parola “scuse” attribuitagli dalle cronache di qualche giornale che riprendeva la notizia della querela di Primocanale, e non ho motivo di dubitare che l’abbia profferita, ma al momento né una telefonata, né una lettera né una e-mail è arrivata al collega Dario Vassallo, che quell’affermazione se l’è sentita sbattere in faccia, né a me che sono il direttore dell’emittente, né al presidente della società, Mario Paternostro.

Va bene che il mondo è cambiato, ma le tavole dell’educazione credo che non siano mutate né possano considerarsi da rottamare: se c’è qualcosa di cui scusarsi, si fa con i diretti interessati, non per interposta persona. Una volta erano le sfide a essere lanciate “per procura”, quando si mandavano i padrini dal contendente. Per fortuna, oggi le dispute non sono regolate a colpi di pistola o di arma bianca, ma più semplicemente ci s’incontra. Anche nelle aule di giustizia, sebbene di questi tempi dispiaccia dare un ulteriore peso all’ansimante sistema giudiziario di questo Paese.

E’ utile aggiungere che le scuse Burlando le ha affidate anche a twitter, almeno così mi dicono. Anche in tal caso, non ho motivo di dubitare e già che ci sono offro una spiegazione a tutte le persone che utilizzano i social network: io non appartengo a quel popolo, non ho un profilo facebook e su twitter ho un account (spero si dica così) solo dai primi giorni in cui ho assunto la direzione di Primocanale e che ho utilizzato esclusivamente come veicolo per divulgare le trasmissioni che conduco. Dico ho utilizzato perché nell’ultimo periodo anche questo impiego lo ho molto diradato. Chiarisco ciò rivolgendomi soprattutto agli accalorati supporter del governatore, per informarli che non sto scappando da alcunché né da chicchessia, visto che – sempre secondo quanto mi viene riferito – c’è chi mi spinge a un pubblico dibattito, anche a Primocanale, con il presidente Burlando. Chi mi conosce e chi conosce la storia dell’emittente che con grande orgoglio dirigo dovrebbe sapere che non abbiamo di queste abitudini.  Chi non conosce me e Primocanale, tenga a mente questo elemento. Ma data la circostanza, credo si possa convenire che per rispondere a un simile invito bisogna prima di tutto riceverlo (non via twitter, con tutto il rispetto) e poi devono esserci le condizioni (le scuse, vere).

Quanto al fatto, secondo ciò che riporta l’agenzia Ansa, che Burlando dichiari di sentirsi un bersaglio (delle nostre critiche, perché i toni minacciosi non ci appartengono), sappia che lo sono quotidianamente anche io. E lo sono tutti coloro che svolgono le sue funzioni o fanno il mio mestiere. L’onore di stare al vertice, di un’istituzione pubblica come di un giornale o di un’emittente televisiva, comporta anche degli oneri. Se non si vogliono o non si riescono a sostenere se ne possono trarre le conseguenze. Di fare i presidenti o i direttori non lo ordina il medico.