Politica

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Gli industriali genovesi si apprestano a scegliere il proprio presidente e una soluzione pare essere ormai definita: questo rende più semplice rispondere all’interrogativo se questa sia o meno una questione “privata”; non si tratta, infatti, di interferire in alcun modo in una scelta che compete agli associati e solo a loro, ma di mettere in rilievo il significato pubblico che hanno i passaggi importanti che si verificano nella vita delle organizzazioni sociali.

Se infatti l’autonomia di queste organizzazioni è un valore in sé, fa parte del patrimonio di democrazia che appartiene alla comunità intera, d’altra parte queste stesse organizzazioni hanno un ruolo non solo di tutela dei propri associati; esse sono, per scelta e per la Costituzione, formale e sostanziale, in questo Paese, una componente della vita democratica, protagoniste nelle sedi in cui si discute degli interessi generali della collettività.

Il lavoro, l’impresa, così come per altro verso il volontariato o i consumatori, si organizzano per darsi strumenti di tutela, ma anche per assumersi la responsabilità di affrontare i problemi generali del Paese; almeno questa è l’idea di sindacato confederale che ci appartiene. In particolare le forze del lavoro e dell’impresa dovrebbero saper assumere la responsabilità, in nome di coloro che rappresentano e per loro mandato, di individuare con le istituzioni gli obiettivi di politica economica e del lavoro cui indirizzare le risorse comuni e le politiche pubbliche dello Stato nelle sue diverse articolazioni. Così almeno dovrebbe succedere, non il “tirare la giacchetta” a questo o quel ministro o assessore per avere questa o quella agevolazione o contributo. Ovviamente ciò accade se le istituzioni assumono per sé questo metodo e questo vincolo

Ci aspettiamo che l’organizzazione delle imprese industriali, quelle che per antonomasia “creano la ricchezza” sappia interpretare questo ruolo, non lobbistico o corporativo, sappia compiere delle scelte per conto dei propri associati, ma in nome degli interessi generali.

Lo sviluppo della Liguria non può essere affidato agli “andamenti spontanei del mercato”; la struttura delle imprese e dell’occupazione sono fragili; servono politiche pubbliche, anche incentivi economici, per orientare le scelte di sviluppo e per dare stabilità e qualità al lavoro. Ciò significa non “a tutti un po’”, significa sapere scegliere.

E’ la sfida che attende anche i nuovi vertici di Assindustria di Genova e l’insieme delle organizzazioni liguri degli industriali.

Anna Giacobbe: Segretario Generale ligure della CGIL