cronaca

Salta l'accordo con Eaton. Nuovi incontri il 24 e 27 luglio
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Sciopero a oltranza. È la decisione presa dai lavoratori della Gitiesse di Genova dopo il terzo incontro a vuoto in Confindustria, accompagnato da un presidio in via San Vincenzo. Nessun accordo con la Eaton, multinazionale che controlla la società, presente al tavolo insieme alle segreterie locali di Fiom e Uilm. Nuovo incontro il 27, mentre nel frattempo è arrivata per il 24 luglio la convocazione da parte della Regione. 

"Sotto l'aspetto economico non abbiamo trovato nessuna quadra. Hanno confermato i 31 licenziamenti su 54 dipendenti totali - speiga Luigi Pinasco, funzionario della segreteria Uilm - mentre le ipotesi alternative, come l'outplacement o la ricollocazione in azienda, sono sfumature di cui si potrà parlare solo dopo aver trovato un primo accordo". Contatti sono stati avviati anche con Fincantieri, principale cliente della Gitiesse che opera nel settore cantieristico e navale, e con monsignor Molinari, cappellano del lavoro della Curia genovese.

D'ora in poi, quindi, sciopero totale, blocco della produzione e presidio fisso in via al Ponte Polcevera. "Difendiamo il nostro posto di lavoro, le nostre famiglie e i nostri progetti di vita, senza il lavoro non c'è futuro", spiega Martina Pittaluga, una lavoratrice. "Negli ultimi tempi - dice un altro dipendente, Michele Brizzolari - il business si è spostato sull'oil&gas, una scelta sbagliata perché nessuno investe più in quel settore. Per noi è stato un disastro. Chiediamo di rimanere su Genova perché secondo noi si può fare ancora uno sforzo, un altro investimento, ma si vede che hanno finito i loro interessi. Potremmo diversificarci, magari tornare sulle navi da crociera. Alternative al licenziamento? Non valutiamo nient'altro". 

Eaton intanto resta ferma sulle sue posizioni. Il progetto prevede il licenziamento di 31 tra tecnici, impiegati e mansioni di supporto, lasciando 23 dipendenti nelle aree ricerca e sviluppo e commerciale, destinati comunque a finire in esubero tra qualche tempo. "Questa è un'azienda piena di commesse e di lavoro, però vuole trasferire la produzione in Cina e in Gran Bretagna - spiega Carlo Graffione, rsu Uilm - Questa notte hanno fatto anche sparire alcuni pezzi dai macchinari. Non ci si comporta così".