cronaca

I dati della ricerca Corecom-Università
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 Il 10% di 1072 studenti di terza media di 20 scuole liguri ha dichiarato di essere stato 'infastidito' almeno una volta mentre era connesso a internet. Il dato è stato fornito dal Corecom Liguria che ha illustrato una ricerca sulla percezione dei rischi connessi alla navigazione in internet realizzata dall'università di Genova per indagare su comportamenti e situazioni a rischio che corrono i ragazzini che 'navigano'. Se il 10% ha dichiarato di aver subito minacce o di essere stato infastidito on line, il 40% di loro non lo ha detto a nessuno.


Le richieste riguardavano invio di foto, non necessariamente nudi, o di dati estremamente personali. "I risultati dimostrano come internet sia una parte importante della vita dei ragazzini - spiega Carlo Chiorri, che ha condotto la ricerca - e come siano degli utenti consapevoli dei rischi che corrono ma che spesso non sanno gestire. L'analisi dimostrata, che oltre il tempo passato on-line, i rischi aumentano in soggetti alla ricerca di sensazioni forti, con tratti narcisistici, con difficoltà relazionali".

Emerge anche, che spesso i genitori parlano dei rischi di internet ai figli, ma non sanno come proteggerli. "Da quest'importante studio - commenta il presidente del Corecom Liguria, Alberto Maria Benedetti - emerge come i minori abbiano consapevolezza dei rischi, un po' meno le madri, e che quando vivono episodi spiacevoli non sempre sanno come gestirli correttamente. Per prevenire questi fenomeni servono prevenzione e formazione e in questo deve intervenire anche la politica. Crediamo che le leggi attuali non siano sufficienti".

Oltre il 40% dei ragazzi che ha partecipato al questionario ha ammesso di essersi trovato su un sito pornografico involontariamente durante la navigazione in internet. Il 18% del campione ha ricevuto messaggi con riferimenti sessuali, il 9% ha ricevuto foto intime, il 9,5% dichiara di essere stato contattato da persone sconosciute, che avrebbero potuto essere adulti. I principali eventi a rischio online sono risultati l'accesso a siti pornografici (20.7%) mentre solo il 7,9% delle madri dichiara di esserne al corrente; l'8,9 ha avuto accesso a siti dove interagivano con adulti. La conoscenza online di adulti riguarda il 10% dei ragazzi. Dall'indagine emerge che le madri sottostimano la quantità di comportamenti rischiosi dei propri figli, i quali inseriscono i propri dati personali (56%), foto personali (20%) e fanno nuove conoscenze (29%).

"I dati di oggi devono essere il punto di partenza per lavorare insieme, e soprattutto confermano la validità dei progetti che la Regione ha messo in campo nelle scuole in questi due anni. I risultati di questa indagine ci dicono anche, che bisogna porre l'attenzione non solo ai ragazzi, ma anche al rapporto con le famiglie". Commenta così, l'assessore regionale all'Istruzione Ilaria Cavo, l'indagine del Corecom 'sulla percezione dei rischi connessi alla navigazioni in internet in studenti delle classi terze delle scuole medie e dei loro genitori nella regione Liguria'. "Internet rappresenta una grande opportunità - continua - ma bisogna fare capire ai ragazzini anche i rischi che corrono, anche con le proprie azioni. Il percorso che abbiamo avviato con le scuole ha dato risultati concreti, tanto che l'istituto Montale con la scuola di robotica ha creato una app , validata dalla polizia postale, che ha come obiettivo quella di aiutare a prevenire i rischi su internet. L'applicazione verrà presentata la Festival della Scienza e al Salone Orientamenti".

Per l'assessore Cavo un ruolo importante e decisivo "è quello del progetto scuola digitale, che con la sua community mette in rete tutte le scuole con lo scambio di progetti". Il presidente del Consiglio regionale Francesco Bruzzone ha detto: "Dobbiamo favorire un'educazione su genitori e sui figli tesa alla protezione dei minori dai rischi della rete". Per il vice sindaco di Genova, Stefano Balleari, "non bisogna mai abbassare la guardia, e le istituzioni devono lavorare a stretto contatto con le scuole e le famiglie".