politica

Alternative ad una nuova idea di città
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Non ho sorriso alla notizia che al sud si è scatenata la caccia al reddito di cittadinanza promesso dai Cinquestelle. Anzi. Ho provato un’ angoscia pesante di fronte all’ironia di qualcuno che vorrebbe far passare la grande sorpresa dei risultati delle urne soltanto come l’esito di una trovata elettorale di Di Maio, alla quale avrebbero abboccato quei “poveretti del Meridione”.

Fossi un notabile della sinistra, storica e meno, ci rifletterei e tanto. Altro che andare a ascoltare i territori. Il reddito di cittadinanza segnala un disagio spaventoso, l’inganno di almeno una generazione di giovani, la disillusione, l’ultima spiaggia di un Paese di vecchi. Genova è l’unica città del nord con oltre 400 mila abitanti dove i Cinquestelle hanno trionfato alle politiche.

Dunque Genova come “sud del nord”, come area depressa? C’è poco da sorridere. Questa peculiarità si aggiunge alle altre: giovani costretti a fare le valige, predominio degli anziani, isolamento fisico dal resto del Nord. Una situazione che Maurizio Rossi in commissione trasporti, individuava parlando di "Paese a due velocità ". Una Liguria senza velocità e, quindi, tagliata fuori dal resto della penisola. Il movimento di Di Maio raccoglie i frutti della superbia delle sinistre, laddove queste avevano le roccaforti e si poteva far eleggere sindaco il primo che passava per strada.

Non hanno capito che, finendo la stagione lunghissima delle ideologie, questa veniva sostituita dalla stagione dei bisogni estremi, essenziali, salvavita, di fronte a un establishment ideologico, sordo, presuntuoso e autoreferenziale. I Cinquestelle a Genova, forse, potrebbero essere la nuova “sinistra”, quelli che hanno captato i bisogni? Qualcuno provocatoriamente lo sostiene. Altri, addirittura parlano di"nuova Dc" dell'assistenzialismo .

Ma non capisco: si sono resi conto dell'isolamento totale di questo territorio? Un isolamento culturale. Il Movimento ha stravinto a Taranto e a Carbonia con il progetto della deindustrializzazione. Con il piano delle chiusure e la sostituzione del manifatturiero con i sogni del turismo o di altra bellissima illusione.

Genova rischia questo? Potrebbe. Lo slogan di bloccare il Terzo Valico a lavori avanzati è un invito a deindustrializzare , laddove il turismo più di tanto non può fare (anche perché non si sa come ci arriverebbero i turisti senza treni) e se non si ripopola un territorio e si rilancia l’edilizia in regola e rispettosa, c’è da affidarsi solo allo Spirito Santo. Genova, piccola Vandea nordica a Cinquestelle, luogo dell’assistenzialismo finito, dovrebbe rientrare nelle aree sostenute, tutelate come le specie in via di estinzione.

Le urne hanno restituito a abitanti e politici, imprenditori e intellettuali, giovani e vecchi, la crudele fotografia di una città che per decenni, dall’era Pericu fortunosamente sostenuta da fiumi di miliardi statali, ha vivacchiato senza un progetto. Oggi si scontra con una realtà feroce.

Martedì la giunta Bucci va a Cannes al Mipim a presentare la città ai grandi investitori internazionali, con una visione preparata da professionisti dell’urbanistica, forti nel campo dei grandi concorsi internazionali. Una visione per convincere chi ha soldi e voglia di guadagnare a puntare su Waterfront, Hennebique, funivia per i Forti, Fiera, metro, tram.

Ultima chanche per contrastare l’onda della decrescita. Se dovesse andare bene, poi, si potrà sperare finalmente nel disegno di una “Idea di città”. Sempre che possa rientrare in quella fetta di Paese dove la velocità delle idee, degli investimenti e delle infrastrutture, funziona. In caso contrario non resterà che sperare davvero nel reddito di cittadinanza.