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Gli schieramenti della politica non suggeriscono risposte
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Per colpa (o merito) del tuo lungo mestiere di giornalista in questa città, ti fermano spesso per la strada con una assillante domanda: “Allora chi farà il sindaco? Non mi dire che Doria continua!

E' una richiesta insistente, quasi sconsolata, mentre passano i giorni e la data fatidica del referendum si avvicina. Con il Giudizio Universale che questa data oramai implica, la prospettiva diventa quasi una “fine del mondo”. Non so cosa rispondere, allargo le braccia e quasi mi vergogno un po' di non potere fornire risposte almeno un po' concrete agli interlocutori, che pretenderebbero un paio di nomi di candidati. E scopro dentro me stesso che perfino gli schieramenti classici della politica, per come è intesa fino ad ora, non mi suggeriscono risposte plausibili.

Ok, va bene, oramai il quadro è tripartito: c'è la sinistra con Doria apparentemente tentennante, il Pd contorto, dopo il rifiuto (definitivo?) di Luca Borzani, il fronte più radicale incerto tra la riconferma del marchese e la fisiologica incazzatura, poi ci sono i grillini che litigano pure loro, poi c'è l'ironia caustica di Giovanni Toti, il governatore, con il suo modello “tutti uniti” e una leggera insofferenza, tanto il candidato giusto si azzecca negli ultimi due mesi, come è capitato a lui medesimo in Liguria e alla bella Ilaria Caprioglio a Savona. Non rompete troppo in anticipo.

Ma, mentre proseguo le mie sempre più imbesughite promenades genovesi e mi interrogo, scopro sempre di più che questo schema delle triplice attesa non funziona per nulla. Chi mi assicura che il centro sinistra riuscirà ad uscire dalle sue turbe, a incominciare da quella della eventuale riconferma di Marco Doria per il quale, tra dinosauri, vecchi amici e giovani “arancioni” e fuoriusciti di gran classe, come Sergio Cofferati, in tanti si stanno muovendo a pelo d'acqua?

Nessuno garantisce nulla, mentre il giudizio di Dio del referendum si avvicina e il rumore della battaglia riempie tutta la scena, in questo esplodere di dibattiti, confronti, diatribe, in una inarrestabile “costituzionalizzazione” della città. “No”, “sì”, comitati, riunioni, spot, pubblici e privati appelli, vibranti raccomandazione e anche un po' pelose minacce: quasi mi gira già la testa e manca più di un mese.

Il risultato o l' attesa faranno strame del centro sinistra, comunque vada a finire. E allora la decifrazione della loro candidatura diventa ancora più difficile. Potrebbe essere il frutto di un diktat renziano se vincerà il si. Potrebbe essere il frutto di una resa dei conti pericolosissima “a babbo morto”, cioè a Renzi decapitato, se vince il no. Nell'un caso o nell'altro non mi viene un nome e non so cosa augurarmi ai fini del governo della nostra beneamata Genova.

Il centro destra, scavalcate le bonarie cautele di Toti, mi ubriaca già, se dopo cinque anni rispolvera il possibile candidato Vinacci, come si fa con una bottiglia di una grande annata, tirandola fuori dalla cantina. Ma Vinacci cosa ha fatto in questi cinque anni? È migliorato, invecchiando, come il vino?

Come si può immaginare, è difficile decifrare il centro destra, dove sta cavalcando anche Stefano Parisi con i suoi sponsor genovesi e liguri, tra i quali il "rieccolo" Claudio Scajola, uscito oramai quasi del tutto dai suoi quattordici processi e dove la Lega è maggioranza con crediti a favore, dopo i passi indietro di Rixi. E poi loro volano sulle ali del doppio successo ligure e savonese e hanno qualche capacità attrattiva in più in una società civile ( si chiamava così, ma non so se funziona ancora) sensibile al “carro del vincitore”, vedasi i salti con capriola degli imprenditori nella Fondazione Change del suddetto govermatore Toti. Ma anche qua non mi sentirei di dare risposte certe.

Dei 5 Stelle, pentastellati o grillini, che dir si voglia, ci incuriosisce il fatto che improvvisamente spunterà un nome oggi ignoto e irrintracciabile, Antonio Rossi o Cunegonda Fabretti e in quel momento sapremo con quasi assoluta certezza che esso corrisponderà sicuramente a un candidato che andrà al ballottaggio e quasi sicuramente al candidato che potrebbe diventare il prossimo sindaco o sindaca della città.

Quando mostri il tuo imbarazzo o questo disorientamento ai tuoi interlocutori ansiosi per il nostro destino spesso ti obiettano che non ci sono solo i partiti, i loro giochi, le loro Primarie, le loro Sindacarie (le chiamano così i grillini?), ma c'è, invero, tutta la città, i giovani, i civici, le liste autonome, perfino una lista filo russa e pro Putin, se non è uno scherzo, insomma c'è il corpo pulsante e sofferente di una Genova oggi così sperduta, che avrebbe ben voglia di reagire e possibile che nessuno si muova?

Certo che si muovono: dagli uomini di buona volontà come Arcangelo Merella, l'ex superassessore di Pericu che tempesta su Facebook e annuncia, appunto, una lista civica, ai gruppi di giovani che si aggregano sotto sigle e associazioni culturali come “Nuova generazione” o “ Emergente” e studiano la città, i “contenuti”. Ma lo tirano fuori il capo, per non dire di più, questi “zoeni”, lanciano la sfida a candidarsi? Con Mario Paternostro li abbiamo invitati in tv a Macaia, ma francamente non abbiamo capito.

Ricordate quel magnifico film di Alberto Sordi: “Il Giudizio Universale” con quella voce stentorea che annunciava dal cielo: mancano tot giorni al Giudizio Universale!!!! Quanti giorni mancano al referendum-giudizio universale? E quanti ne mancano alle elezioni comunali?