Sembra fatto apposta, a essere eccessivamente maliziosi. Mercoledì, mentre a Genova si celebreranno gli Stati generali e il sindaco Bucci e il governatore Toti illustreranno quale è la loro idea di Città per i prossimi anni, il "treno democratico" del segretario Matteo Renzi fischierà in una stazione, o Principe o Brignole per la tappa del viaggio di Destinazione Italia.
Coincidenza curiosa. Due palcoscenici a Genova nelle stesse ore, quello del centrodestra trionfante secondo il modello Toti-Salvini (anche se con qualche frizione locale per esempio sul piano sanitario) e quello del Pd improvvisamente aperto, forse troppo tardi, ma che ormai ha definitivamente archiviato le istanze di una sinistra-sinistra sempre più isterica.
Lasciamo stare la malizia: non è pensabile che il programma del treno di Matteo abbia inventato questa tappa a Genova solo per rompere le scatole ai presunti avversari. Però questo che sta per arrivare sarà davvero un "Mercoledì da leoni" dove sulle idee di futuro politico si confronteranno due politiche a pochi metri di distanza.
Da una parte la Genova come la immaginano e la vorrebbero due figure nuove della politica, Toti, nazionale ma che ha acceso la riscossa nel territorio politicamente più conservatore d'Italia, la Liguria "socialcomunista" come un tempo con grande chiarezza terminologica si definiva, Bucci locale ma cresciuto fuori da ogni architettura di partito.
Dall'altra il leader che a Genova mise a segno alcuni anni fa una radicale svolta del Pd, ma che dovette poi fare i conti con uno scisma che, da provinciale divenne nazionale, quello dei reduci del Pci bersaniano. Si confronteranno due politiche, due stili, due progetti, due modi di parlare, forse due pubblici.
Da una parte con Toti e Bucci, manager, professionisti, imprenditori (gli stessi che accolsero fiduciosi Renzi a Primocanale due anni fa) che hanno contribuito in queste ultime settimane a proporre soluzioni. Dall'altra il Pd ligure e genovese che, dopo le frane elettorali, le liti al limite della rissa fisica, i tradimenti, è stato abilmente "normalizzato" dai due ministri che silenziosamente ma efficacemente hanno preso in mano le sorti del partito.
Orlando sempre di più resta il serio avversario interno del segretario: relativamente giovane, molto pragmatico, poche parole, asciuttezza di oratoria. Ma meno freddo di qualche anno fa. Pinotti che, in maniera invisibile, ma con una strategia da Comandi Supremi, ha piazzato il suo uomo di fiducia, Alberto Pandolfo a guidare un popolo che sembrava non avere più voglia di stare in piazza. L'accoppiata soft Vattuone-Pandolfo, toni bassi, sorrisi e cravatta, piace paradossalmente in questo territorio di ribelli con i capelli bianchi e la foto di Togliatti in tasca.
Da queste due platee, dalle reazioni, dai segnali e anche dagli slogan che ascolteremo sui due palcoscenici, muoverà la campagna elettorale per le elezioni politiche. Incerta, a tratti drammatica. Su una legge elettorale ingarbugliata, forse ineluttabile. Con una ipotesi serissima di ingovernabilita e con l'obbligo di accordi che ci fanno ritornare ai tempi dei pentapartiti, dei liderini, dei mercanteggi.
Intanto vediamo quale sarà l'idea di una città meno funerea. Parte da uno slogan molto azzeccato: ripopoliamo Genova. Come? Siamo tutti in attesa delle strategie.
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Genova e il "mercoledì da leoni": qui Toti e Bucci, là Matteo e il Pd
Due eventi nello stesso giorno: coincidenza curiosa
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