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Scrive il segretario generale Cisl di Genova
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Genova ha bisogno di una scossa: senza una seria programmazione a lungo termine rischiamo di veder affondare lavoro ed economia di una città che avrebbe potenzialità, punti di forza straordinari che potrebbero rappresentare concrete opportunità di rilancio anche in questo difficile momento.

Basti pensare al waterfront, alle aree della fiera, che potrebbero diventare un contenitore straordinario, alle opportunità rappresentate dal Blue Print di Renzo Piano, che a oggi è solo una suggestiva fotografia, agli incrementi dei traffici che avremmo attraverso la realizzazione dei collegamenti infrastrutturali tra porto, aeroporto, ferrovie e autostrade: processo questo che ha subìto e continua a subire rallentamenti anche a causa di una amministrazione comunale che finora non ha saputo – o voluto – decidere. Bisogna uscire dal provincialismo e iniziare a pensare in grande, programmare e non affrontare solo l’emergenza, eventualmente anche a scapito del consenso.

Genova si sta chiudendo sempre più in se stessa e senza una visione a lungo termine, senza una programmazione seria che guardi al futuro non potremo certo garantire ai nostri giovani le opportunità che oggi purtroppo vanno a ricercare all’estero. Tempo fa la Cisl aveva lanciato un appello a tutte le istituzioni, in primis al Comune, ai rappresentanti del mondo produttivo per mettere a punto, insieme a chi rappresenta il lavoro, un percorso condiviso per tornare a far crescere l’economia del territorio.

Puntando proprio a un patto sulle infrastrutture, sulle opere di collegamento necessarie a rendere funzionale il sistema della logistica e non solo, costruendo sulle fondamenta rappresentate da quelle opportunità che già esistono. Il porto e l'aeroporto, ad esempio, sono infrastrutture complementari che possono convivere, svilupparsi di pari passo tracciando così una delle possibili strade per il rilancio dell’economia della città.

Non è ipotizzabile lo sviluppo del nostro territorio con un aeroporto chiuso di notte per assenza di voli: non esiste una città evoluta, un polo logistico, una realtà turistica d’eccellenza senza un aeroporto che funzioni. E il Colombo è – meglio, potrebbe essere – un’eccellenza, una pietra preziosa incastonata tra lo scalo portuale più importante del Paese, l’ingresso dell’autostrada, le stazioni ferroviarie a pochi chilometri dal centro cittadino: caratteristiche che ne fanno (farebbero) una struttura unica e una vera miniera di opportunità che al momento non vengono colte. E questo è solo un esempio.

E’ vero che c’è emorragia del lavoro, le imprese che abbandonano il territorio, i management aziendali che vanno all’estero (o comunque lontani da Genova), con conseguente dispersione delle altissime professionalità che abbiamo. Proprio in ragione del perdurare di una congiuntura che ha messo in ginocchio il lavoro compromettendo il quadro di parecchie delle nostre realtà occupazionali occorre lavorare, ognuno per le proprie competenze e con i mezzi che si hanno a disposizione (che ci sono), in modo da mantenere dritta la barra della nave in mezzo alla tempesta.

Cosa che a nostro avviso questa amministrazione non sta facendo, o sta facendo solo in parte. La partita delle partecipate è, da questo punto di vista, emblematica di una cattiva gestione dei rapporti condotti dall’amministrazione comunale nei confronti delle parti sociali, ma, da ottimisti impenitenti, ci auguriamo che a settembre, quando tutti i nodi verranno al pettine, ci possa essere una radicale inversione di rotta per riavviare un dialogo serio e responsabile.

Se si vuole il bene di Genova bisogna remare tutti dalla stessa parte, favorire i rapporti di inclusione, sporcarsi le mani con il confronto sindacale per tutelare gli interessi generali. Soprattutto, lo diciamo ancora, occorre non fermarsi ai problemi dell’oggi e programmare il futuro, tutti insieme. Noi siamo pronti da tempo, ci auguriamo lo siano anche gli altri.