Domani pomeriggio alle 17 il cardinale Angelo Bagnasco con la sua prolusione (che Primocanale trasmetterà in diretta) aprirà i lavori del consiglio permanente della Cei, l’organizzazione dei vescovi italiani, nella loro seduta primaverile. Appuntamento nel Seminario del Righi molto importante e che per la prima volta si svolge a Genova dove dopo l’estate si terrà il Congresso eucaristico nazionale purtroppo senza la presenza (prima annunciata) del Papa. Il cardinale parlerà in un momento significativo: tre anni fa, infatti, Jorge Mario Bergoglio diventava Papa, (13 marzo) inaugurando l’epoca di Francesco: inattesa e sconvolgente, anche per i laici che sono abituati a chiedere sempre alla Chiesa di cambiare.
Pochi giorni fa è stata approvata la legge sul riconoscimento delle unioni civili, dopo anni di discussioni senza esiti, di stop and go, dopo i governi di centrosinistra di D’Alema, Prodi, Letta o l’epopea berlusconiana ecc. e ora, finalmente, varata, seppure tra molteplici contestazioni e critiche, dal premier Matteo Renzi. Ma senza il contrastato capitolo sulle adozioni. Poche settimane fa il presidente dei vescovi italiani, proprio l’arcivescovo di Genova, è entrato senza giri di parole nel dibattito politico prima affermando che i figli non sono un diritto e sostenendo il Family day, poi chiedendo sulla legge Cirinnà al Parlamento un voto segreto per assicurare la libertà d’opinione di tanti cattolici e non che la pensavano diversamente dai sostenitori della step child adoption. Il cauto e diplomatico Bagnasco aveva effettuato un’invasione di campo, secondo una parte degli osservatori, uno sforamento inconsueto. Altri si erano affrettati a sottolineare la neutralità del papa su questo argomento, leggendo nell’annullamento della visita papale a Genova una presa di distanza del pontefice dell’arcivescovo.
Gli analisti laici hanno consumato caratteri a spiegare che il cardinale Bagnasco era “in disgrazia” (magari Oltretevere si dice in maniera più soft), contrastato dalla ventata innovatrice di Francesco, che avrebbe piazzato monsignor Nunzio Galantino in segreteria per “correggere” il presunto conservatorismo del prelato genovese.
Ma è stato proprio così? Personalmente non ne sono convinto. Quante volte nel passato abbiamo letto analisi sulla vita vaticana e sui rapporti tra i papi e la curia declinate con i misuratori della politica italiana, rivelatesi poi del tutto farlocche. Indicazioni di correnti interne, magari proprio alla Conferenza episcopale, etichettate con definizioni molto laiche: di destra, di sinistra, conservatore o progressista. Lo fecero con Giuseppe Siri e a posteriori furono smentiti. Intanto oggi le adozioni sono state tolte dal provvedimento Cirinnà e il Family day ha avuto il successo popolare e politico che il capo dei vescovi si era augurato, difendendone la necessità. Non da solo, ma insieme, per esempio al vescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini che viene incasellato come parte attiva delle “tonache rosse”!
Sono in tanti, invece, a sostenere che il cardinale Bagnasco è forte e autonomo nel gruppo tutt’altro che inconsistente o ininfluente della antica guardia dei vescovi della scuola di Ruini, certamente per ragioni anagrafiche uomini del passato ma non per questo tagliati fuori dalla vita della Chiesa italiana e gli esiti della vicenda unioni civili sembrano semmai aver rafforzato il ruolo del prelato genovese.
Certo i tempi sono cambiati dall’era Ratzinger. Ma essere così laicamente sicuri della perdita di forza non solo temporale dell’arcivescovo genovese, mi pare un po’ avventato. Cautela, raccomandava un vecchio e esperto cronista politico. Cautela massima quando si riferiscono cose vaticane, impossibili da leggere con metri parlamentari. Vicende mobili, flessibili, imprevedibili.
Ascolteremo domani che cosa dirà il cardinale genovese in una prolusione molto “politica” che si occupa da un lato della riforma del clero (i preti, per volgarizzare) e dall’altra dell’accoglienza dei migranti. Venerdì da Roma ascolteremo le parole di monsignor Galantino nella conferenza stampa che illustrerà proprio le linee uscite dal summit del Righi. Ricordando che su questi argomenti (l’accoglienza soprattutto e il ruolo di incondizionata apertura della Chiesa verso i migranti) Bagnasco è stato molto più innovatore di tanti apparenti democratici liguri (non sacerdoti), pronti ad alzare muri e muretti alla vista dello straniero. Anche se laicamente….
cronaca
Genova capitale dei vescovi. Davvero Bagnasco ora conta meno?
Spicchi d'aglio
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