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Tre ore di risposte al pm Lari, suo grande accusatore che lo ha invitato più volte ad essere preciso per chiarire ogni aspetto processuale. Dalle nove a mezzogiorno, senza un attimo di sosta, a precisare, a rintuzzare e a riascoltare le intercettazioni che sul piano sportivo costarono a lui, Enrico Preziosi, anni di squalifica e al Genoa la condanna in serie C, con penalizzazione tanto che al massimo dirigente rossoblu ha dichiarato che una persona più debole dopo quelle condanne avrebe potuto anche pensare a gesti insani. Una lunga deposizione quella del presidente, al settimo piano di Palazzo di Giustizia di Genova. Un passo importante nel processo penale che segue, appunto, quello calcistico in cui il Grifone ne uscì con le ossa rotte. La vicenda è quella della presunta combine tra Genoa e Venezia, ultima partita della stagione 2004-2005. Vinsero i rossoblù, ma dopo due giorni scoppiò il caso dei 250 mila euro trovati in una busta e destinati al Venezia, secondo l'accusa per alterare il risultato dell'incontro. Ma Preziosi non si è mai arreso e ha sempre ripetuto, anche di fronte ai pm Lari e Arena, che quella somma era un anticipo per l'acquisto del giocatore Maldonado e che quindi è stato tutto un grosso abbaglio da parte della magistratura. "Sicuramente sono più sereno adesso in questo processo a Genova rispetto al procedimento che sa di burla che ho subito a Roma da parte della Federcalcio", ha detto Enrico Preziosi al termine della deposizione. "Spero infatti - ha aggiunto - che adesso possa emergere la verità con un giudizio più sereno, non come quello emesso da quei signori romani". Alla domanda in merito alle sue dichiarazioni sulle presunte
pressioni fatte prima della partita da Pino Pagliara e Luigi Gallo, rispettivamente ex direttore sportivo ed ex presidente del Venezia, Preziosi ha spiegato che "la Federazione dovrebbe
essere in grado di tutelare i presidenti anche da questi personaggi, facendo molta più attenzione e istituendo regole anche di moralità". Il patron del Genoa ha poi criticato il fatto che "alcuni
presidenti che hanno avuto a che fare con avvenimenti dolosi o subito condanne, o titolari di doppie proprietà, come nel caso di Gallo, possano rappresentare società calcistiche". "Mi
sembra - ha aggiunto - che la Federazione si preoccupi solo di mandare avanti la macchina del calcio e trascuri totalmente i diritti delle società. E' questo che ha causato lo sfacelo a
cui stiamo assistendo". (Giovanni Porcella)