cronaca

In carcere vertici azienda leader panificazione industriale
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La Gdf di Savona ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni tra Liguria, Lombardia, Piemonte e Toscana al termine di indagini che hanno consentito di accertare una frode fiscale da 3,5 mln di euro.

Al centro dell'indagine la Grissitalia srl di Alessandria, un'azienda leader della panificazione industriale. In carcere sono finiti il presidente del cda, l'ad della fiduciaria di famiglia e i direttori di due stabilimenti.

La scoperta della Guardia di finanza di Savona è nata dalla segnalazione di un istituto di credito su entrate ingenti e pari uscite di denaro dal conto di un autotrasportatore. Le fiamme gialle hanno accertato che l'impresa dell'autotrasportatore con un solo camion fatturava 17mila euro al mese. Da qui, la Gdf ha ricostruito il meccanismo messo in atto dalla società Grissitalia che sostanzialmente pagava con bonifico false fatture emesse dai camionisti che prelevavano la stessa somma in banca trattenendo il 20% e restituivano i contanti al direttore dello stabilimento Grissitalia il quale, a sua volta, rimandava il denaro alla famiglia Dagna, proprietaria di Grissitalia.

In carcere sono finiti il presidente del cda di Grissitalia Massimo Dagna, 45 anni, l'amministratore della fiduciaria di famiglia Roberto Dagna, 42 anni e i direttori degli stabilimenti di Albissola Graziano Brandino e di Serravalle Sesia Franco Aresca. Ai domiciliari l'azionista di maggioranza della Grissitalia Cesare Dagna, 70 anni, un dipendente dello stabilimento di Albissola e 3 camionisti. Altri 7 sono stati denunciati.

L'accusa a diverso titolo è frode fiscale, emissione di fatture false, appropriazione indebita. Massimo Dagna dovrà rispondere anche di frode in commercio avendo disposto che parte della produzione dello stabilimento di Alessandria fosse effettuato con olio d'oliva e non con olio evo. Sequestrati beni per 2,5 mln euro.

I PARTICOLARI Inizieranno giovedì gli interrogatori degli arrestati nell'inchiesta Grissitalia. Intanto emergono particolari dell'inchiesta. Ad avviare l'indagine sono stati i movimenti sospetti sui conti bancari di una casalinga abitante ad Albissola Marina, moglie di uno degli autotrasportatori indagati. "L'inchiesta - ha spiegato il colonnello delle fiamme gialle Michele Piemontese - era iniziata l'estate scorsa, in seguito a una segnalazione di un istituto di credito. Risultavano ingenti entrate e altrettanto ingenti uscite, che non si addicevano ai redditi di una persona senza lavoro".

I sospetti si sono fatti più pesanti quando i finanzieri monitorando l'attività del marito della casalinga si sono resi conto che con il suo furgone non aveva la capacità di svolgere tutti i servizi fatturati per circa 17 mila euro al mese. Le fiamme gialle hanno così iniziato a pedinare l'autotrasportatore che in un'occasione è stato filmato mentre consegnava cinquemila euro al direttore di uno stabilimento. Il messaggio in codice utilizzato dagli indagati per comunicare che la transazione era avvenuta e quindi c'era da effettuare un passaggio di denaro era: "Poi vengo a prendere i bancali".